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Contoterzismo determinante per la riduzione dei costi


“La recente analisi di Ismea dà atto dei sacrifici che da tempo i contoterzisti italiani stanno facendo al fine di contribuire in maniera significativa al contenimento dei prezzi di produzione delle aziende agricole, ancora alle prese con gli strascichi di una crisi che nel settore primario non sembra ancora avere fine”.

È il commento del Coordinamento degli Agromeccanici Italiani (CAI), costituito da Unima e Confai, alla luce del report di Ismea che evidenzia come il 2016 si sia chiuso per il terzo anno consecutivo con una riduzione dei costi di produzione a carico delle aziende agricole, ma con un calo della redditività media aziendale del 5,1% e una flessione del reddito dei contoterzisti del 2 per cento.

Senza l’apporto esterno delle imprese agromeccaniche, lo scenario avrebbe potuto essere senza dubbio peggiore.

“In alcune aree del nostro paese il contenimento dei costi delle prestazioni agromeccaniche è stato facilitato da una programmazione più razionale delle lavorazioni, mediante una collaborazione più aperta e di medio termine tra agricoltori e agromeccanici”, afferma Silvano Ramadori, presidente di Unima.

Nondimeno, aggiunge Leonardo Bolis, presidente di Confai, “non si può non evidenziare che il fenomeno del calo dei prezzi è anche legato al fatto che gli agromeccanici, investendo in tecnologia moderna e sostenibile, hanno contribuito ad abbassare i costi di produzione per unità lavorativa, sia essa intesa ad ettaro o per tonnellata”.

Occorrerebbe lavorare ancora in questa direzione, è convinto il CAI, per raggiungere risultati ottimali in termini di gestione delle superfici agrarie: una maggiore volontà di coordinamento da parte delle imprese che usufruiscono dei servizi agromeccanici potrebbe generare risparmi significativi di input produttivi con effetti positivi sui bilanci aziendali e sull’ambiente.

Ad ogni modo, a fronte dei sacrifici che la categoria delle imprese agromeccaniche si è imposta come contributo alla competitività del settore primario – prosegue il CAI – occorre ora qualche segno tangibile da parte delle istituzioni verso un comparto, quello del contoterzismo, che da sempre si confronta con il mercato senza godere di nessun tipo di supporto pubblico.

Le imprese agromeccaniche, peraltro, non chiedono sussidi né privilegi, ma semplicemente di poter accedere, in condizioni di parità con le altre imprese operanti in agricoltura, alle risorse stanziate dall’Unione europea per gli investimenti in innovazione tecnologica. Questo per continuare il trend di riduzione delle tariffe, a tutto vantaggio del sistema agricolo nazionale.