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Confagricoltura presenta le proposte sulla caccia


Si è svolto nel pomeriggio di mercoledì 29 maggio a Cuneo, presso la sede della Confagricoltura provinciale, un incontro tra i dirigenti dell’associazione guidata dal presidente Oreste Massimino, i rappresentanti nominati dall’organizzazione agricola negli Atc (Ambiti territoriali di caccia) e Ca (Comprensori alpini) e l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto. Sul tavolo le problematiche legate ai danni provocati dalla fauna selvatica alle colture in tutta la provincia e le modalità di gestione della caccia.
In quest’occasione la Confagricoltura ha consegnato all’assessore regionale Sacchetto un documento contenente le proposte dell’associazione per una miglior gestione della caccia sul territorio. Tale sintesi è frutto di un lavoro organico portato avanti dall’organizzazione in oltre tre mesi, facendo sopralluoghi e incontri sul territorio e consultando tutte le parti interessate dalla delicata e complessa problematica.
“Ci troviamo davanti ad un sistema di gestione della caccia e dei singoli territori non del tutto condivisibile – ha spiegato il direttore di Confagricoltura Cuneo Roberto Abellonio -; in diversi casi questo ha provocato fratture tra il mondo agricolo e quello venatorio, a discapito del sistema complessivo della gestione della fauna selvatica nella nostra provincia. Ecco perchè abbiamo deciso di intervenire redicendo un documento univoco contenente una serie di proposte concrete per riportare un maggior equilibrio tra le parti, ben consapevoli, tuttavia, che in alcune zone ci troviamo attualmente in una vera e propria situazione di emergenza che come tale va affrontata con misure straordianarie, immediate ed efficaci”. Ciò detto, la Confagricoltura di Cuneo ritiene quanto mai urgente comunque una revisione della Legge nazionale 157/92 per una migliore gestione del prelievo venatorio.
Anzitutto, cita il documento, va creata una distinzione nella gestione del cinghiale e del capriolo per zona territoriale, trattandola ora come emergenza. Nei Ca, per quanto riguarda il cinghiale, ad esempio, è necessario modificare le nuove linee guida del prelievo ed estendere il periodo venatorio. Per il capriolo, invece, tra le misure suggerite quella di abolire i piani di prelievo, lasciando libertà di caccia, finchè non si raggiungano numeri compatibili col territorio. Per la gestione del cinghiale negli Atc il documento prevede, tra le molte misure indicate, che “nelle zone a maggiore impatto e dove le squadre hanno raggiunto un accordo per la suddivisione del territorio ‘in zone di fatto’ si proceda con una zonizzazione ufficiale del territorio e l’assegnazione temporanea (non più di due giornate consecutive) a turnazione continua tramite sorteggio (pratica utilizzata in Toscana e dunque permessa dalla 157/92)”. Per i caprioli si richiede “che il semplice rilascio del tesserino comprenda l’abbattimento del capriolo (come per lepre, fagiano ecc…) senza l’aggravio di ulteriori costi ed il rispetto di piani di abbattimento. Data l’eccezionalità e fino alla ‘normalizzazione’ della situazione il periodo di prelievo venatorio va esteso su tutto l’anno, richiedendo una deroga alla legge 157/92.
A livello generale, poi, l’associazione ha proposto all’assessore regionale Sacchetto che: nel PSR di prossima approvazione, vadano previste misure a sostegno della difesa attiva da selvatici (esempio: recinti elettrificati, dissuasori, ecc…); i fondi e le risorse pubbliche per le aree protette ed a parco debbano essere destinati alle imprese agricole; la presenza dei componenti di parte agricola nei Ca ed Atc deve essere paritaria e non minoritaria come fatto finora. Se le misure adottate nel breve periodo, poi, non porteranno a miglioramenti del sistema, si dovrà obbligatoriamente adottare misure di autogestione nell’abbattimento dei selvatici e abolire Atc e Ca, sostituendoli con un unico ente territoriale di respiro provinciale.

(nella foto, da sinistra: Roberto Abellonio, Claudio Sacchetto e Oreste Massimino)