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Confagricoltura in rivolta contro lo “Spesometro”


Confagricoltura continuerà a proporre, in ogni sede utile, la soppressione dell’obbligo di comunicazione telematica all’Agenzia delle Entrate delle operazioni rilevanti a fini Iva per le aziende agricole con volume d’affari non superiore ai 7 mila euro (il cosiddetto ‘Spesometro’). L’associazione si era da subito attivata contro il provvedimento contenuto nella legge di Stabilità 2014 ed in effetti il Senato aveva approvato la cancellazione della norma, successivamente reintrodotta però dalla Camera dei Deputati.
“Siamo di fronte a un ulteriore costo provocato da un eccesso di burocrazia che le aziende del settore non riescono più a tollerare – sottolinea il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio –. Tale disposizione obbliga le aziende di piccole dimensioni a rivolgersi a soggetti che possano espletare telematicamente la comunicazione a fini Iva. Certo allo stato attuale tale obbligo esiste e va rispettato, ma Confagricoltura è fortemente impegnata per eliminare una norma così punitiva che comporta, inevitabilmente, spese aggiuntive da parte dell’agricoltore”.
“La giustificazione contenuta nella norma indica la volontà di rendere più efficienti le attività di controllo relative alla rintracciabilità dei prodotti agricoli e alimentari – spiegano dagli uffici di Confagricoltura -, ma questa non appare coerente con le disposizioni del regolamento di riferimento richiamato dalla stessa (regolamento CE n. 178/2002) che attribuisce funzioni e compiti all’Autorità Europea per la sicurezza alimentare in collaborazione con gli Stati membri. Eppure ci sono addetti del settore che sostengono questo provvedimento, decisamente contro la crescita e la competitività dell’agricoltura”.
I produttori interessati dallo ‘Spesometro’ sono coloro che “nell’anno solare precedente hanno realizzato o, in caso di inizio di attività, prevedono di realizzare un volume d’affari non superiore a 7.000 euro, costituito per almeno due terzi da cessioni di prodotti agricoli”. Questi, nella maggior parte dei casi pensionati o aziende di aree svantaggiate (“non proprio serbatoi di criminalità ed evasione”, continua Abellonio) fino ad oggi erano esonerati dal versamento dell’imposta e da tutti gli obblighi documentali e contabili, compresa la dichiarazione annuale (IVA).