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Come funzionerá la nuova etichettatura delle carni


“L’Unione Europea ha deciso di introdurre una nuova etichetta per fare chiarezza sull’origine o sulla provenienza di carne fresche, refrigerate o congelate, di maiale, pecora, capra e pollame” informa il presidente zonale della Cia di Fossano-Savigliano, Renato Silvestro.
Di conseguenza vi sarà l’obbligo di introdurre in etichetta sia il luogo dell’allevamento che quello della macellazione. L’origine dell’animale, invece, potrà apparire, su base volontaria, se la carne é ottenuta da animali nati, allevati e macellati nello stesso Paese. La decisione non ha ottenuto l’unanimità nel Comitato europeo per la catena alimentare, ma é stata approvata con 277 voti a favore (tra cui l’Italia), 37 voti contrari (Svezia e Polonia) e 38 astensioni (Repubblica Ceca, Belgio e Romania).
Nei prossimi giorni la Commissione Ue varerà ufficialmente la proposta ed entrerà in vigore dal primo aprile 2015.
Come è noto attualmente l’obbligo dell’origine in etichetta vale solo per la carne di manzo e questo in seguito alla crisi della mucca pazza. Secondo le nuove regole, quindi, le carni di maiale, pollo, pecora e capra i cui animali sono nati, allevati e macellati nello stesso stato membro, potranno riportare l’origine in etichetta dello stato produttore o di un Paese terzo.
Il nuovo regolamento non riscontra affatto la soddisfazione di Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura ed Alleanza delle cooperative italiane.
E per un motivo molto semplice: il meccanismo per indicare l’origine delle carni, in particolare per quanto riguarda i suini, non tutela pienamente il consumatore in fatto di chiarezza. In primo luogo è troppo complesso e, per un altro non secondario aspetto, contrasta con gli interessi degli allevatori italiani. Agrinsieme, da parte sua, si è sempre battuta perché fosse resa obbligatoria l’indicazione del luogo di nascita dell’animale in analogia con quanto previsto da diversi anni per la carne dei bovini. A Bruxelles si è preferito, invece, non informare il consumatore su questo importante aspetto. Inoltre Agrinsieme ha sempre ritenuto opportuno e necessario, per assegnare l’origine, che l’animale dovesse essere nato, allevato e macellato in un medesimo Stato membro. Invece, con detto provvedimento, questo importante elemento sarà solo considerato un’opzione.
Ma c’è anche di più, purtroppo: sarà possibile “nazionalizzare” gli animali nel caso di presenza in allevamento per un certo numero minimo di mesi. Con il risultato che la “nazionalizzazione” potrà avvenire con la produzione suinicola estera allevata solo per 120 giorni in Italia. Il regolamento, si evince chiaramente, è stato assai poco attento alle nostre produzioni.
Agrinsieme aveva chiesto che l’origine fosse assegnata in corrispondenza ad almeno sei mesi di allevamento e non solo ai quattro previsti dal regolamento, non rispettando così neanche il criterio di prevalenza della durata del ciclo. A tali richieste le autorità comunitarie hanno risposto che il criterio suggerito era complesso nella gestione.