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Coltivare il pioppo meglio se in filiera


Si è svolta l’assemblea dei produttori del settore pioppicolo nella sede provinciale della Cia di Alessandria, per la relazione sugli aggiornamenti dell’impegno dell’Osservatorio nazionale per il Pioppo e sull’analisi dell’andamento del mercato di questo comparto di grande importanza sul territorio.

Erano presenti, oltre ai produttori associati, il vicepresidente regionale Cia Piemonte Gabriele Carenini, il presidente provinciale Cia Alessandria Gian Piero Ameglio, il membro di Commissione nazionale per il Pioppo presso il Ministero delle Politiche Agricole Massimo Ponta (anche presidente di Zona di Alessandria della Cia), il direttore dell’Unità di ricerca per le produzioni legnose fuori foresta del Crea Giuseppe Nervo.

“La pioppicoltura alessandrina è invidiata a livello nazionale e internazionale – spiega Gabriele Carenini – e il momento di confronto e dialogo con i produttori è fondamentale, perché la Cia si faccia portavoce delle esigenze riscontrate”.

La discussione si è basata sulla verifica delle criticità e sul confronto con i produttori, al fine di elaborare istanze e proposte che saranno portate in discussione ai tavoli di lavoro preposti a livello regionale; si è riflettuto sull’apertura e la chiusura del bando 8.1.1 del PSR sull’arboricoltura da legno per le domande da presentare e infine è stato illustrato l’operato all’interno della Commissione in sede regionale e nazionale per la ricerca e consulenza di nuovi cloni per l’inserimento nell’Albo nazionale.

Riguardo l’andamento di mercato, la pioppicoltura ha avuto, negli ultimi anni, un calo di oltre il 30% delle superfici coltivate. Le cause si ravvisano nel prezzo stabile riconosciuto al ribasso, nei problemi colturali dovuti alle fitopatologie, nella mancanza del trasferimento dei contributi PAC, nell’aumento dei costi di produzione. Commenta Massimo Ponta: “Secondo il confronto all’interno del nostro Osservatorio nazionale, la soluzione alla difficoltà di mercato può essere ricercata nel contratto di filiera: questo può permettere di stabilire una varietà adeguata per la trasformazione con un prezzo concordato e gestito, che darebbe garanzie dalla fase di piantumazione a quella di raccolta. Il nostro impegno politico deve andare in questo senso”.