Sezioni


Coldiretti plaude all’etichettatura fino al 2020 e promuove la raccolta firme: “Stop al cibo falso”


Il decreto firmato dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, in qualità di Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, e dal Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che assicura l’applicabilità fino al 31 marzo 2020 dei decreti ministeriali che hanno introdotto l’obbligo di indicazione dell’origine della materia prima in etichetta, è una ottima notizia. A ribadirlo è Coldiretti Cuneo.

Il provvedimento tutela prodotti fondamentali, alla base della nostra alimentazione: il latte, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini, il grano duro utilizzato per fare  la pasta, il riso e derivati del pomodoro, come sughi e salse. Per ciascuno di questi alimenti, dovrà essere sempre specificato, in etichetta – qualora siano diversi – il Paese di coltivazione, quello in cui è stata effettuata la lavorazione e quello di confezionamento.

Proteggere la salute dei consumatori, difendere l’economia, bloccando le speculazioni e sostenendo l’agricoltura italiana: sono valori fondamentali che Coldiretti difende da sempre e oggi ancora di più, vista la volontà di Bruxelles che si è pronunciata a favore dell’etichettatura di origine volontaria, rimessa, di fatto, all’arbitraria decisione degli operatori alimentari.

Proprio per contrastare questa impostazione, Coldiretti ha lanciato la raccolta di firme #stopcibofalso, in tutta Italia, che sta avendo un grande successo tra i consumatori con migliaia di firme raccolte in poche settimane, di cui 10.000 nella Granda.

“Il nostro obiettivo è condiviso dalla maggioranza dei consumatori europei e dall’82% di quelli italiani – evidenziano Bruno Rivarossa e Tino Arosio, di Coldiretti Cuneo -. Si tratta di una presa di posizione forte, necessaria di fronte all’atteggiamento contradditorio della Commissione Europea che tutela ancora in minima parte le nostre produzioni di qualità”.

Con le mobilitazioni di Coldiretti, il nostro Paese si pone come “apripista” in Europa nelle politiche per la chiarezza dell’informazione ai consumatori, con l’etichetta di origine Made in Italy su ¾ della spesa.

Il percorso di trasparenza in Europa è iniziato con la carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Ma di strada da fare ce n’è ancora molta e per riuscire a vincere la battaglia sulla tracciabilità, è necessario il sostegno di tutti i consumatori.