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Cinipide del castagno il Piemonte fa scuola


La battaglia contro il cinipide del castagno può dirsi in dirittura d’arrivo. L’attività dell’insetto che da una decina di anni a questa parte pone in serio pericolo la sopravvivenza della castanicoltura nostrana e nazionale, è ormai prossima a essere neutralizzata mediante la tecnica del controllo biologico.
Nel 2002 venne segnalata per la prima volta la presenza sui castagni del Cuneese delle caratteristiche galle riconducibili a un imenottero di origine cinese, il cinipide Dryocosmus kuriphilus, considerato l’insetto più nocivo per il castagno a livello mondiale. Le prospettive per il settore apparvero da subito molto negative, anche per l’impossibilità di intervenire chimicamente con insetticidi sia per ragioni di oggettiva inefficacia sia per precauzioni di tipo ambientale, considerato il contesto in cui si trovano i castagneti in Piemonte.
Nell’arco di pochi anni praticamente tutti i castagni sono stati infestati, con la comparsa di un numero elevatissimo di galle che, bloccando il normale sviluppo dei germogli, hanno determinato oltre a una drastica riduzione della produzione dei frutti anche un grave deperimento vegetativo degli alberi che li rende più sensibili alle avversità, soprattutto di natura fungina, quali il cancro corticale.
Per contenere i danni provocati dalla diffusione di questo insetto -considerato che in Giappone il D. kuriphilus comparve negli anni seguenti al secondo conflitto mondiale e per contrastarlo si introdusse con successo un antagonista naturale del cinipide, l’imenottero Torymus sinensis- sin dal 2002 venne ipotizzata la possibilità di ripetere questa positiva esperienza di lotta biologica anche nella nostra Regione. Grazie a contatti intercorsi tra il Settore Fitosanitario regionale e il National Agricultural Research Center di Tsukuba, nella primavera 2003 venne messo a punto un progetto finanziato dalla Regione Piemonte e attuato dall’Istituto di Entomologia dell’Università di Torino per verificare la possibilità di introdurre il parassitoide anche nei nostri areali castanicoli.
Il percorso scientifico, prolungatosi nel tempo, è consistito nell’introdurre, tramite l’invio dal Giappone di galle secche parassitizzate, esemplari di T. sinensis in Piemonte, provvedere alla loro selezione e studio in laboratorio e all’ incremento in aree di moltiplicazione per poi procedere, a partire dal 2005, con il rilascio nei castagneti infestati. Ad oggi sono oltre 600 i rilasci effettuati su tutto il territorio piemontese, dai comprensori castanicoli del Verbano Cusio Ossola a quelli appenninici della provincia di Alessandria.
I risultati constatati nelle aree a sud di Cuneo, zona di primo sviluppo degli attacchi del cinipide e dove le prime introduzioni del parassitoide risalgono agli anni 2005-06, sono estremamente positivi, le galle riconducibili alla presenza del cinipide galligeno, anche in aree particolarmente colpite, sono oramai in numero trascurabile, lo sviluppo vegetativo dei castagni ha ripreso vigore e la produzione di frutti è in fase di recupero.
In aree dove i lanci sono iniziati più tardi, anche per la più recente comparsa del cinipide, spesso la presenza del parassitoide è già consistente, ma la forte riduzione della presenza di galle si verifica solo al superamento di valori di parassitizzazione pari all’85-90%, percentuali che in diverse zone sempre della provincia di Cuneo potrebbero essere raggiunte già nel prossimo anno. In altre province, dove i rilasci di T. sinensis risalgono al periodo 2010-2013, occorrerà ancora tempo per raggiungere il controllo biologico del cinipide, anche se anno per anno la situazione dovrebbe progressivamente migliorare.
Si può dire con una certa sicurezza che una prima battaglia contro il cinipide è stata vinta, allontanando la prospettiva della scomparsa del settore castanicolo, con pesanti conseguenze non solo sul piano economico per i produttori e la filiera di lavorazione e commercializzazione delle castagne ma anche su quello della salvaguardia del territorio collinare e montano.
“Come già accaduto in passato per altre emergenze di natura fitosanitaria – osserva l’assessore regionale all’agricoltura, Claudio Sacchetto -, anche in questa occasione il Piemonte ha operato positivamente portando a una soluzione efficace che fa scuola a livello nazionale. La diffusione del cinipide del castagno ha messo in ginocchio un intero comparto e il relativo indotto, rischiando di destinarlo ad una lenta ed inesorabile agonia. Per comprendere l’entità del danno arrecato dall’insetto cinese una volta insediato nel castagneto è sufficiente considerare che le perdite di produzione di castagne sono stimate tra il 65 e l’85%. L’intervento regionale ha permesso di finanziare lo studio di soluzioni sperimentali efficaci, salvando l’attività di un settore storico per la nostra Regione.
Grazie al piano nazionale del settore castanicolo 2010/2013 l’attività di introduzione e diffusione del parassitoide per il controllo biologico del cinipide iniziata in Piemonte è stata estesa anche alle altre Regioni italiane coinvolte dal problema”.