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Cia Piemonte ricorda il 25 aprile dei contadini


Il 25 aprile si celebra come ogni anno l’anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. E’ un’occasione importante per riflettere sul significato e sui valori della Resistenza, che fu una vicenda straordinaria, innanzitutto perché fu un fenomeno collettivo, in cui si trovarono uniti, nella stessa ansia di libertà e di democrazia, persone di tutti i ceti, di varie ideologie, uomini e donne. Fu cioè una vera reazione del popolo e non l’espressione di una élite.

La Resistenza non fu fatta, però, soltanto da chi combatté con la armi in pugno. Altrettanto importante fu il sostegno della popolazione civile, in particolare dei contadini. Se la gente di campagna non avesse assunto anche nelle nostre zone un atteggiamento di tolleranza prima, di collaborazione poi ed infine di partecipazione diretta, ben difficilmente la guerra partigiana avrebbe potuto assumere il volto e le dimensioni di “guerra di popolo” che invece ebbe.

Casolari e case coloniche di contadini offrirono riparo, alloggio, sostegno ai partigiani e disertori. Talvolta rappresentarono dei veri e propri quartieri generali per le riunioni e la distribuzione della stampa clandestina, depositi di armi e centri di smistamento di quanti volevano salire in montagna a combattere.

Una solidarietà, umana prima che politica, per la quale si rischiava l’arresto e la tortura da parte dei nazifascisti, decisi a sradicare qualunque focolaio di ribellione e qualunque sostegno materiale ad esso.

Senza questo fondamentale appoggio della popolazione ‘non combattente’ difficilmente il movimento resistenziale si sarebbe potuto radicare come di fatto è avvenuto, nelle nostre zone.

Il sostegno offerto dalla popolazione civile ai partigiani non fu per altro privo di conseguenze, come dimostra l’eccidio accaduto il 19 settembre 1943 a Boves, in provincia di Cuneo: per rappresaglia contro la cattura di due militari della Wehrmacht da parte di una banda, i tedeschi incendiarono il paese ed uccisero a colpi di mitra 23 ostaggi, bruciandone poi i cadaveri.

(Fonte: Cia Piemonte)