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“Chi si è battutto contro gli accordi commerciali con il Canada, ora li vorrebbe per contrastare i dazi di Trump”


I dazi annunciati da Donald Trump potrebbero mettere a rischio 2,2 miliardi di made in Italy agroalimentare con forti effetti sulla bilancia commerciale del nostro Paese. Lo rileva l’ISMEA dopo l’annuncio di possibili dazi diffuso dall’amministrazione statunitense.

L’export agroalimentare negli Stati Uniti nel 2018 ha raggiunto quasi 4,25 miliardi di euro. Il prodotto nazionale più esportato in Usa è il vino con un valore di 1,5 miliardi. In pericolo ci sono anche altri prodotti simbolo dell’agroalimentare nazionale a partire dall’olio di oliva con le esportazioni che nel 2018 sono state pari a 436 milioni, ma ad essere minacciati sono anche i formaggi italiani che valgono 273 milioni.

Il vino piemontese è particolarmente esposto verso gli Usa, cui destina circa il 30% del suo export. Le minacce di Trump, per altro, arrivano in una situazione resa già difficile dalla Brexit (la Gran Bretagna importa più vino pro capite di qualsiasi altro dei migliori mercati del mondo, i consumatori abituali sono oltre 30 milioni).

Il conflitto commerciale tra Europa e Stati Uniti dovrebbe far riflettere tutti coloro che fecero una campagna forsennata contro il TTIP (l’accordo commerciale con gli Stati Uniti) e si oppongono alla ratifica da parte del nostro Parlamento del CETA (l’accordo commerciale con il Canada), entrato provvisoriamente in vigore il 21 settembre 2017 .

Gli accordi commerciali, se ben gestiti e governati, rappresentano un’opportunità da cogliere, soprattutto in questo momento in cui dazi, innalzamento di barriere e ostacoli al commercio internazionale la fanno da padrone ed é sconfortante constatare che le stesse Organizzazioni che si sono battute contro tutti gli accordi commerciali, ora chiedono all’Unione Europea di far leva sull’azione diplomatica per raggiungere intese con gli Usa e far rientrare l’allarme dazi.

In assenza di accordi commerciali é anche difficile contrastare il cosiddetto Italian sounding, un fenomeno che nel mondo  ha assunto proporzioni enormi. Si calcola che valga una sessantina di miliardi. Grazie al Ceta, ad esempio, è stato introdotto in Canada per molti prodotti, tra cui il vino, il divieto di evocazione: ossia il divieto di apporre segni, scritte e qualsiasi richiamo che possano evocare il made in Italy sulle confezioni di cibo, mentre prima c’era totale libertà.

 

Gabriele Carenini, presidente Cia Piemonte