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Certificazione etica contro i caporali del vino


La denuncia di Giancarlo Gariglio, uno dei curatori della guida sul vino di Slow Food, secondo il quale nelle vigne di Langhe e Monferrato lavorerebbero “schiavi macedoni, assoldati da loro connazionali che agiscono da veri e propri caporali” ha scosso profondamente il mondo dei barolisti. La Cia di Cuneo ha scritto ai suoi consociati della zona del Barolo, un centinaio tra gli 11 Comuni del disciplinare, per invitarli prendere le distanze da chi si serve di dubbie cooperative in vigna ed a sottoscrivere una “certificazione etica” per dichiararsi pubblicamente estranei a qualsiasi forma di “caporalato”. E la risposta è stata immediata e positiva.
“Sappiamo chi sono i nostri soci e come lavorano. Li abbiamo contattati tutti e dopo 24 ore avevamo oltre 50 adesioni – spiega Igor Varrone, direttore Cia Cuneo -. La stragrande maggioranza dei produttori agisce secondo le regole e rispetta la legge. La Langa è sana. Le aziende agricole si avvalgono talvolta di cooperative alle quali pagano il giusto, ma nelle cui vicende interne non possono mettere il becco. E’ compito degli organi preposti alla vigilanza sulle cooperative intervenire e colpire chi eventualmente nelle cooperative sfrutta i lavoratori”.
“Sarà perché penso di appartenere a una generazione di contadini vecchio stampo, ma i miei dipendenti sono fissi e tra di noi il rapporto è di reciproco rispetto – dice Elio Altare, di La Morra, barolista storico -. Ho detto loro: “Voi lavorate e se l’azienda funziona io divido parte degli utili”. La Langa è questa e come me fanno tanti amici produttori. C’è chi ha dato loro la casa, chi ci mangia ogni giorno insieme a tavola”. Nessuno nega che il personale sia in buona parte straniero. “Queste colline si reggono ormai solo su di loro – interviene Maria Teresa Mascarello dalla cantina di Barolo, erede del papà Bartolo -. Di italiani disponibili ce ne sono pochi. Per me e per molte realtà che conosco il ragionamento è che il lavoro qualificato va giustamente retribuito. I miei dipendenti, tra italiani e stranieri, sono la mia famiglia”. Le aziende si dichiarano aperte a ricevere qualsiasi tipo di controllo. Come se già non ce ne fossero. “Arrivano direttamente in vigna con il capitano dei carabinieri e due funzionari dell’Inps, dotati di computer – spiega Claudio Conterno, vicepresidente provinciale Cia -. Chiedono per chi lavorano e se tutto è in regola non si fanno neanche vedere in cantina. Non è così difficile punire chi infrange la legge. La verità è che la Langa del Barolo è in questo senso tra le zone più corrette d’Italia”.