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Castagne? Nel cuneese non è andata cosi male…


“L’allarme comparso su molti giornali secondo i quali il 2016 sarebbe stato, per la castanicoltura, un anno pessimo, non ci trova affatto d’accordo” – dichiara Marco Bellone, presidente zonale della Cia di Cuneo.

“Il quadro del comparto castanicolo che è stato illustrato dai media fa di tutta l’erba un fascio e non fotografa dettagliatamente la situazione. Se, in effetti, il Centro ed il Sud Italia sono alle prese con l’infestazione del cinipide, il cui debellamento non è ancora dietro l’angolo, se molti territori di quelle zone sono stati caratterizzati da una primavera con piogge eccezionali e successiva siccità e, di conseguenza, si è registrata una bassissima produzione di castagne, non altrettanto si deve dire per il Piemonte e, in particolare, per la provincia di Cuneo. Nella Granda la situazione è stata più che confortante, con castagne di buona pezzatura, soddisfacente quantità, con pochissimo o nullo bacato e marciume e, non ultimo, il prezzo è stato remunerativo.”

“Ho voluto prendere a riferimento – continua Marco Bellone – i prezzi rilevati in alcuni mercati cuneesi negli ultimi 5 anni e ne è emerso che dalla media di 1,1 €/kg del 2011, dall’1,72 € del 2015 siamo passati ai 2,70 € di quest’anno con punte di 4 euro all’inizio delle prime settimane della stagione e non soltanto per il prodotto di notevole pezzatura delle varietà euro-giapponesi, ma anche per i nostri garroni, rossi e neri, che restano pur sempre le castagne preferite dai consumatori”.

La castanicoltura cuneese ha superato, allora, tutte le difficoltà?
“Certamente no – risponde il presidente zonale della Cia di Cuneo – Indubbiamente, ma questo vale per quasi tutti i prodotti agricoli, le problematiche del comparto in altre regioni italiane e la conseguente diminuzione di prodotto anche a fronte di una domanda in forte espansione a livello internazionale, hanno giocato un ruolo importante nella lievitazione dei prezzi. Nel contempo, però, è da sottolineare positivamente il rinnovato interessamento delle amministrazioni locali per la valorizzazione della castagna. A Cuneo oltre centocinquantamila persone hanno partecipato alla recente edizione della Fiera nazionale del Marrone, che ha confermato il capoluogo come capitale della castagna in Europa ed ha consentito, da una parte, di mettere in vetrina il prodotto e farlo tornare un frutto d’eccellenza e, dall’altra, di ribadire il ruolo fondamentale del castagno nella bellezza dei boschi, nel presidio del territorio e nella salvaguardia dell’assetto ambientale ed idrogeologico. La Cia ha partecipato con numerosi stands alla manifestazione dimostrando ancora una volta di essere un’organizzazione in prima linea sulla frontiera della difesa del patrimonio castanicolo e della valorizzazione dei suoi prodotti”.

Sull’argomento è altresì intervenuto il vicedirettore della Cia cuneese, Silvio Chionetti, che ha informato: “In un recente convegno internazionale la castanicoltura italiana è risultata in controtendenza rispetto al resto d’Europa e del mondo, dove si stanno effettuando grandi impianti di nuove varietà ibride. Sono tre i Paesi produttori di castagne che attualmente superano l’Italia per quantità: Cina, Corea e Turchia e, per mantenere la quarta posizione dobbiamo difenderci da Spagna, Francia e Grecia in Europa e dal Cile nel mondo. Quest’ultimo ha un notevole vantaggio rispetto a noi, lavora in contro-stagione, raccoglie in primavera e non conosce, al momento, alcuna malattia ed insetti dannosi. Abbiamo la consolazione di avere il primato mondiale nell’export, grazie in buona parte al prodotto spagnolo e portoghese appositamente importato per la commercializzazione nel mercato asiatico, nordamericano e nella restante parte d’Europa. Anche se nella pianura cuneese cominciano a diffondersi gli impianti intensivi di castagne, per lo più ibride, la caratteristica principale del nostro prodotto è legata ai castagneti storici ubicati nelle zone montane. E’ quanto mai urgente compiere nuovi passi organizzativi sia per quanto riguarda il rafforzamento contrattuale dei castanicoltori, l’offerta è atomizzata, troppo debole nei confronti della domanda organizzata gestita da un ridotto numero di soggetti in grado di condizionare l’andamento degli scambi, sia per ciò che concerne la riqualificazione del prodotto in tutte le sue declinazioni, a cominciare, come la Cia chiede da tempo, da specifiche misure a sostegno dei produttori nell’ambito del PSR della Regione Piemonte”.