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Carne di pollo vittima dalla disinformazione


“Gli avicoltori sono quelli che, pur tra mille difficoltà, grazie a tecniche di allevamento relativamente semplici e a moderati costi di produzione riescono a fornire proteine nobili ad un prezzo accessibile a tutte le tavole e a tutte le tasche. So per certo che i polli allevati in Italia non contengono ormoni e tantomeno estrogeni e che sono una delle produzioni più sane e più controllate che arrivano sulle nostre tavole”.
Il presidente di Confagricoltura Cuneo e della Federazione nazionale avicoltura di Confagricoltura, Oreste Massimino risponde in questo modo alle gravi affermazioni rilasciate durante la puntata di ‘Mix 24’, andata in onda su ‘Radio 24’ mercoledì 6 maggio, in cui si parlava di contraffazione alimentare.
“Sono esterrefatto da quanto ho potuto ascoltare in radio – prosegue Massimino -, tanto che ho immediatamente inviato una lettera al noto conduttore Giovanni Minoli per denunciare tutto il disappunto mio e degli allevatori del comparto avicolo italiano che sovente vengono chiamati in causa in modo decisamente inopportuno da persone disinformate”.
Sotto accusa soprattutto le dichiarazioni del giornalista Mario Sechi: “Pur essendo un ottimo commentatore politico, sul tema alimentazione si è dimostrato persona disinformata – riprende il presidente di Confagricoltura Cuneo -. Ha, infatti, affermato senza mezzi termini che la carne avicola è tutta ‘trattata’ con estrogeni, che provoca una pubertà anticipata nelle bambine e che, quindi, è pericoloso mangiarla. Mi può dire il signor Sechi perché non ci fa i nomi e i cognomi di coloro che producono polli trattati con estrogeni ed i luoghi in cui sono venduti? Stia pur certo che saremmo noi avicoltori i primi a denunciarli. Mi stupisce che il presidente Moncalvo, che queste cose le conosce, non sia intervenuto vista la sua presenza in trasmissione. Affermazioni come quelle fatte da Sechi non sono tollerabili, in quanto hanno ripercussioni molto gravi sull’intero comparto”.
Il settore avicolo rappresenta oltre il 10% dell’agricoltura italiana e, con l’indotto, occupa oltre 100.000 addetti. Dell’episodio sono stati informati il Ministero della Salute e la Regione Piemonte.