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Carburanti agricoli, le Organizzazioni sindacali protestano contro la proposta di ridurre gli incentivi


Assurda la proposta di riduzione dei sussidi ritenuti dannosi per l’ambiente che colpirebbe anche i carburanti per la pesca e per l’agricoltura. E’ quanto denuncia Coldiretti in riferimento al provvedimento del ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

“Il gasolio è l’unico carburante utilizzabile al momento per i trattori e tassarlo non porterebbe alcun beneficio immediato in termini di utilizzo di energie alternative a favore delle quali dovrebbe invece essere sviluppato un programma di ricerca e di sperimentazione per i mezzi agricoli – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale -. Questo significherebbe un aumento delle tasse per le nostre imprese che, invece, grazie al loro lavoro continuano a presidiare territori altrimenti oggi abbandonati. L’aumento dei costi del carburante, ma anche la revisione della fiscalità sull’attività di allevamento, costringerebbero semplicemente molti agricoltori ed allevatori a chiudere la propria attività con un devastante impatto ambientale, soprattutto nelle aree interne più difficili. Il risultato sarebbe solo la delocalizzazione delle fonti di approvvigionamento alimentare con un enorme costo ambientale legato all’aumento dei trasporti inquinanti su gomma dall’estero. Oltretutto, così verrebbero contraddetti gli obiettivi definiti nel programma di Governo e si farebbe perdere competitività al sistema italiano rispetto ai concorrenti degli altri Paesi Europei che non sono colpiti dalla stessa problematica. Assurdo, quindi, proporre una cosa simile nel DL clima quando la nostra agricoltura è la più green d’Europa e la nostra regione vanta 14 Dop, 9 Igp, 18 Docg e 42 Doc, oltre 30 mila ettari sono ad oggi coltivati con metodo biologico”.

Confagricoltura Piemonte ha chiesto alla Regione di rivedere le regole per l’assegnazione dei carburanti agricoli, in quanto i quantitativi attualmente accordati alle aziende per le diverse tipologie di operazioni e per numero di lavorazioni previste su determinate colture non sono allineati alle esigenze dettate da una pratica agronomica in continua evoluzione.

Molte operazioni meccaniche – sottolineano i tecnici di Confagricoltura – hanno la necessità di essere rieseguite sulla stessa coltura per un numero di volte superiore a quello attualmente ammissibile: è il caso, per esempio, del vigneto condotto con criteri di difesa integrata o con il metodo biologico, che richiede più passaggi rispetto alle tecniche agronomiche tradizionali per quanto riguarda la gestione del cotico erboso e dei germogli, dell’erpicatura e del diserbo meccanico sul filare, o della spollonatura.