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Cantine sociali, cala la produzione del 14%


Quella di quest’anno è stata la vendemmia più povera dal 1950. In Piemonte sono stati prodotti 2.500.000 ettolitri contro i 2.800.000 dello scorso anno. Un calo di oltre il 14%. In controtendenza invece i prezzi delle uve che fortunatamente sono cresciuti in modo importante. In rialzo anche i prezzi dei vini.
Lo afferma Gianluigi Biestro, direttore della “Vignaioli Piemontesi”, la più grande organizzazione di produttori vitivinicoli d’Italia, che riunisce 43 cantine cooperative ed oltre 500 aziende vitivinicole singole, per un totale di circa 8.000 aziende vitivinicole, la cui produzione rappresenta più del 30% della produzione regionale di vino. La sede dell’associazione è a Castagnito in provincia di Cuneo.
Gianluigi Biestro si è gentilmente prestato ad una intervista della Cia Confederazione Italiana Agricoltori, nel corso della quale ha sintetizzato l’andamento della vendemmia 2012.
Si rileva, dai primi dati in nostro possesso, che l’annata di quest’anno sarà la più povera dal dopoguerra. Proprio così?
Fino a qualche giorno fa le previsioni sulla vendemmia 2012 in Piemonte indicavano un 8% in meno rispetto al 2011. Le nostre cooperative rilevano invece un calo del 14%. La produzione di vino in Piemonte si dovrebbe attestare intorno ai 2.500.000 ettolitri, a fronte dei 2.800.000 dell’anno scorso. A livello nazionale la vendemmia 2012, che darà molto probabilmente 38/39 milioni di ettolitri di vino, sarà più povera anche di quella del 1950, quando fu toccato il record negativo di 41 milioni di ettolitri. Va detto comunque che negli anni tra il 1950 ed il 1980 la superficie vitata italiana di uva da vino era decisamente più elevata dell’attuale. Nel 1980 era di 1.230.000 ettari. Oggi è di 694.000 ettari. Dal 1950 ad oggi le annate più produttive sono state quelle del 1980 (86,5 milioni di ettolitri di vino), del 1979 (85,1 milioni di ettolitri di vino) e del 1983 (83,3 milioni di ettolitri di vino). Nel 1983 fu prodotto un quantitativo doppio rispetto a quanto si stima per il 2012.
Quali le cause di questa inflessione in Piemonte?
Il dato conferma le difficoltà di una stagione che avevamo già a suo tempo definito “complessa”, condizionata dalla anomala situazione meteorologica: prima le gelate primaverili, poi la lunga estate siccitosa e calda. Il caldo estivo ha creato non pochi problemi anche perché è andato ad incidere su un prodotto ormai in avanzato stato di maturazione provocando perdita di peso nei grappoli, in particolare per le uve precoci. Oltre ai fattori meteo è da segnalare in talune zone, Monferrato in primis, una recrudescenza della flavescenza dorata.
Come si misura la qualità di un’annata?
Bisogna tenere in considerazione una serie di parametri, che variano a seconda delle tipologie dei vini: bianchi, rossi giovani, di medio invecchiamento, di grande invecchiamento. Tutti hanno caratteristiche diverse pur essendo della stessa annata. La qualità dei vini della vendemmia 2012 è comunque complessivamente molto buona. La lunga siccità ha pressoché azzerato il problema dei parassiti e delle muffe. Le gradazioni alcoliche sono risultate elevate, le acidità ottimali ed i componenti polifenolici in buon equilibrio. A tutto ciò si deve aggiungere l’alto livello di professionalità dei nostri viticoltori. L’annata 2012 ci riserverà delle piacevoli sorprese.
E i prezzi?
La scarsa produzione ha fatto sentire i suoi effetti sul mercato delle uve, i cui prezzi si sono mossi al rialzo. Di riflesso, anche le quotazioni dei vini segnano una serie di aumenti rispetto allo stesso periodo della campagna precedente. A far salire, in alcuni casi a far schizzare, i listini verso l’alto contribuiscono altresì le giacenze più basse degli ultimi anni, nonché la scarsa quantità di prodotti ancora invenduti. Proprio per questi ultimi motivi, diversamente dalle annate precedenti, si sta registrando una vivacità in questo momento per le uve dei vini da tavola. Le contrattazioni in corso con gli imbottigliatori indicano aumenti dei prezzi che oscillano tra il 30 ed il 35% rispetto al 2011.
E’ rilevante il calo del consumo del vino. Cosa è necessario fare per la promozione del prodotto piemontese?
Che si assista da tempo al calo dei consumi interni di vino è fuor di dubbio, ma dobbiamo aver ben presente che il vino di qualità è il prodotto più globale in assoluto. In Italia ci sono sì 60 milioni di abitanti ma fuori c’è un mercato di alcuni miliardi di persone da conquistare per cui sono l’Europa ed il mondo la destinazione prioritaria del vino piemontese.
Il territorio del Piemonte è unico ed assai elevata è la qualità dei suoi vini: sono questi elementi la base di partenza per affermarsi con successo sul mercato globale. Anche se non sempre sono sufficienti. Per vendere meglio i nostri vini è indispensabile anche una strategia di marketing attenta unitamente ad una comunicazione pianificata nei dettagli. E qui, anche in Piemonte, c’è ancora molto da lavorare.
Sull’argomento abbiamo chiesto il commento di Dino Scanavino, vicepresidente nazionale della Cia, esperto viticoltore.
“Nella mia duplice veste di dirigente della Cia e di membro del consiglio di amministrazione della Vignaioli Piemontesi esprimo il compiacimento per la tempestiva acquisizione e comunicazione dei dati produttivi della vendemmia di quest’anno, uno strumento indispensabile nel momento di avvio della trattativa sul prezzo dell’uva. I dati consentono ai produttori di disporre di elementi oggettivi per giustificare la richiesta di un aumento che compensi il calo produttivo e l’aumento dei costi di produzione. Nel contempo è indispensabile saper dare nuove motivazioni ai produttori, aggiornare alcune strategie, promuovere una visione di insieme e di sistema per rafforzare la filiera e la competitività del prodotto vino sui mercati, per recuperare valore aggiunto e reddito. Anche nel comparto vitivinicolo occorre sempre di più una forte aggregazione, il superamento di divisioni e di mille piccole iniziative, l’affermazione di una compatta commercializzazione con una elevata qualità del prodotto. La Vignaioli Piemontesi è l’esempio concreto di una forma aggregata in grado di gestire l’offerta, capace di migliorare il potere contrattuale e l’impatto dei vini piemontesi sul mercato nazionale e mondiale, riducendo i costi, ottimizzando le risorse a disposizione e realizzando un migliore riconoscimento economico per i viticoltori”.