Cambia la Giunta in Regione Piemonte: cosa conta davvero nella prospettiva del prossimo Psr?
Di: Michele Antonio Fino
8 luglio 2019
In un convegno pubblico su agricoltura e legalità, lo scorso 28 giugno, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ospite di Coldiretti, ha ricevuto una ovazione quando ha detto alla platea che il prossimo Psr sarebbe stato messo a punto con la principale sigla sindacale agricola. Non c’è da dubitare che il presidente, politico consumato e prudente, abbia in animo di attuare analoga concertazione con Cia e Confagricoltura, sebbene il riguardo per la forza sindacale più numerosa abbia motivato la sua uscita.
Viene spontaneo chiedersi con chi avesse ragionato del precedente Psr l’ex assessore Ferrero: possibile che l’ex presidente di Coldiretti Piemonte non avesse sentito la propria e le altre sigle sindacali? E, d’altra parte, pare difficile pensare che anche i predecessori di Ferrero e i loro staff, composti in buona misura da ex funzionari e direttori di Coldiretti, fossero sordi nei confronti di quest’ultima.
Dunque, mi permetto di pensare, al di là della felice uscita pubblica che rinverdisce il rapporto tra istituzioni e agricoltura, che cosa conta davvero nella prospettiva del prossimo Psr?
Le linee guida sono definite a livello europeo, e questo Cirio lo sa e lo rispetta, anche in considerazione del suo background a Strasburgo.
Le linee guida sono definite a livello europeo, e questo Cirio lo sa e lo rispetta, anche in considerazione del suo background a Strasburgo.
Gli obbiettivi non possono certo preferire una categoria di agricoltori a discapito di altre, perchè in tutti i sindacati sono rappresentati piccoli, medi e grandi imprenditori, dediti alle più diverse forme di produzione agraria: difficile pensare a un Psr che prediliga zootecnia a frutticoltura o viticoltura a cerealicoltura.
Cosa rimane? Rimane il funzionamento pratico del Psr che, davvero, appartiene alla Regione e, davvero, è stato il tallone d’Achille del mandato di Giorgio Ferrero, apparso sempre troppo morbido nei confronti di un burosauro regionale che è sembrato assumere, in più occasioni, l’improprio ruolo di arbitro del funzionamento del Secondo Pilastro della politica agricola continentale per il Piemonte.
Soprattutto, conteranno la chiarezza dei bandi e il rispetto dei tempi: da quelli previsti per le uscite dei bandi stessi a quelli per l’esame delle pratiche, ai collaudi e infine alle erogazioni. Sarà quello il momento in cui la gente pratica della terra piemontese misurerà la distanza fra le parole e i fatti, indipendentemente dal colore delle bandiere che affermeranno di avere ispirato il prossimo Psr 2020-2026.
Michele Antonio Fino