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Cambia la Giunta in Regione Piemonte: cosa conta davvero nella prospettiva del prossimo Psr? 


In un convegno pubblico su agricoltura e legalità, lo scorso 28 giugno, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ospite di Coldiretti, ha ricevuto una ovazione quando ha detto alla platea che il prossimo Psr sarebbe stato messo a punto con la principale sigla sindacale agricola. Non c’è da dubitare che il presidente, politico consumato e prudente, abbia in animo di attuare analoga concertazione con Cia Confagricoltura, sebbene il riguardo per la forza sindacale più numerosa abbia motivato la sua uscita.

Viene spontaneo chiedersi con chi avesse ragionato del precedente Psr l’ex assessore Ferreropossibile che l’ex presidente di Coldiretti Piemonte non avesse sentito la propria e le altre sigle sindacali? E, d’altra parte, pare difficile pensare che anche i predecessori di Ferrero e i loro staff, composti in buona misura da ex funzionari e direttori di Coldiretti, fossero sordi nei confronti di quest’ultima.
Dunque, mi permetto di pensare, al di là della felice uscita pubblica che rinverdisce il rapporto tra istituzioni e agricoltura, che cosa conta davvero nella prospettiva del prossimo Psr? 
Le linee guida sono definite a livello europeo, e questo Cirio lo sa e lo rispetta, anche in considerazione del suo background a Strasburgo.
Gli obbiettivi non possono certo preferire una categoria di agricoltori a discapito di altre, perchè in tutti i sindacati sono rappresentati piccoli, medi e grandi imprenditori, dediti alle più diverse forme di produzione agraria: difficile pensare a un Psr che prediliga zootecnia a frutticoltura o viticoltura a cerealicoltura.
Cosa rimane? Rimane il funzionamento pratico del Psr che, davvero, appartiene alla Regione e, davvero, è stato il tallone d’Achille del mandato di Giorgio Ferrero, apparso sempre troppo morbido nei confronti di un burosauro regionale che è sembrato assumere, in più occasioni, l’improprio ruolo di arbitro del funzionamento del Secondo Pilastro della politica agricola continentale per il Piemonte.
Soprattutto, conteranno la chiarezza dei bandi e il rispetto dei tempi: da quelli previsti per le uscite dei bandi stessi a quelli per l’esame delle pratiche, ai collaudi e infine alle erogazioni. Sarà quello il momento in cui la gente pratica della terra piemontese misurerà la distanza fra le parole e i fatti, indipendentemente dal colore delle bandiere che affermeranno di avere ispirato il prossimo Psr 2020-2026.
Michele Antonio Fino