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Burocrazia, il Piemonte semplifica, ma non basta


Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato il disegno di legge della giunta Chiamparino sulla semplificazione amministrativa che si propone di avvicinare la pubblica amministrazione alle imprese, le quali dovrebbero vedersi agevolate le attività e le richieste attraverso la limitazione degli adempimenti burocratici e dei relativi costi, con più certezze sui tempi e le modalità di svolgimento dei procedimenti.
Il testo è suddiviso in 38 articoli, volti a garantire “criteri di imparzialità, democraticità, economicità, efficacia ed efficienza, pubblicità, proporzionalità, legittimo affidamento, trasparenza e rispetto dei principi dell’ordinamento comunitario” nel provvedimento amministrativo. Certezza nei termini e riduzione dei tempi di risposta, garanzia di motivazioni articolate, comunicazioni tempestive, pareri, valutazioni tecniche, diritto di accesso agli atti: per ogni attività della pubblica amministrazione piemontese la nuova legge regionale prevede l’estensione delle norme di garanzia e trasparenza. La nuova legge sancisce anche lo sportello unico per le imprese e regolamenta lo sportello unico telematico. Norme semplificate anche per la conferenza dei servizi, che potrà tenersi per via telematica, nello svolgimento della quale viene ampliato il principio del silenzio assenso (mancata partecipazione).
La direzione che ha preso il Piemonte è quella giusta, ma soltanto il futuro dirà se la burocrazia sarà effettivamente snellita, perché molto dipenderà da come la legge regionale verrà applicata e se contemporaneamente verrà sbrogliata anche la matassa di burocrazia imposta dallo Stato ed alla Ue, che condiziona e limita le possibilità di intervento della Regione.
Tagliare i costi della burocrazia per le imprese agricole e disboscare la giungla delle procedure è una priorità: significa risparmio, trasparenza e recupero di risorse da destinare allo sviluppo e alla competitività.
Le analisi condotte dalle principali organizzazioni internazionali individuano nella complicazione burocratica una delle prime cause dello svantaggio competitivo dell’Italia nel contesto europeo e nell’intera area Ocse: la Commissione europea ha stimato per l’Italia una incidenza del costi amministrativi derivanti dai diversi livelli di governo pari al 4,6% del Pil, che equivale ad un costo complessivo di circa 70 miliardi l’anno.
Va riformato radicalmente anche il sistema dei controlli nei confronti delle aziende agricole che è ormai diventato “incontrollato”, nel senso che le verifiche sono spesso ripetitive e fanno andare in confusione i produttori. I controlli devono essere armonizzati. Per questo motivo è necessaria una rapida applicazione del Registro unico dei controlli (già inserito dal Governo nel provvedimento di rilancio dell’agroalimentare italiano battezzato Campo Libero), il quale prevede che prima di ogni ispezione, l’ente controllore dovrà verificare che non ne esistano di simili e precedenti. In questo caso, i risultati sono validi per ogni altro ente. In caso contrario, il controllore dovrà concordare con gli altri interessati un’unica visita in azienda. A sua volta, l’azienda agricola potrà accedere al Ruc e conoscere l’esito della verifica.
Semplificare non vuol dire minori controlli, ma più efficacia nel controllare le vere cause delle frodi.

Marzia Serasso, direttore Cia Piemonte