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Biotecnologie sostenibili c’è un piano realizzabile


Il dibattito sulle applicazioni biotecnologiche in agricoltura è sempre aperto. Per molti, in tutto il mondo, le biotecnologie rappresentano una straordinaria opportunità di sviluppo e, con le loro grandi potenzialità, anche di progresso sociale; altri le considerano una scommessa gravida di incognite.Tra queste posizioni, opposte, sta la categoria, di gran lunga più numerosa, composta dalla grande maggioranza dei cittadini, consumatori, persone comuni, che assistono con difficoltà e disagio a polemiche, non sempre comprensibili, su temi che pure li riguardano direttamente, come la sicurezza alimentare, l’ambiente, la qualità della vita.

Il tema delle biotecnologie – come del resto ogni altro tema scientifico e tecnologico – è di per sé ampio e complesso e non ammette facili semplificazioni e ciò ha probabilmente ha contribuito a condizionare non poco, nel passato recente, la comprensione e la stessa accettazione delle biotecnologie. Con conseguenze negative, in particolare in Italia, sulle prospettive di sviluppo di un settore scientifico e tecnologico estremamente promettente e in grado di offrire consistenti benefici anche al settore agricolo.

Alcune preclusioni nei confronti dell’uso delle biotecnologie in agricoltura stanno però fortunatamente cadendo. Il Governo ha stanziato un fondo di 21 milioni di euro per quello che è stato definito il più importante progetto di ricerca pubblica mai fatto in Italia su una frontiera centrale come il miglioramento genetico attraverso biotecnologie sostenibili.

Il piano è articolato su tre anni e la regia dell’operazione sarà gestita dal Crea, il centro di ricerca specializzato del Ministero delle politiche agricole, e prevede iniziative di ricerca in laboratorio, a legislazione vigente, con biotecnologie più moderne e sostenibili come il genome editing e la cisgenesi. Questi strumenti possono consentire un impegno mirato di miglioramento genetico senza alterare le caratterizzazioni produttive del sistema agroalimentare, migliorandone le performance anche rispetto alla resistenza alle malattie. I prodotti cisgenici o ottenuti per genome editing, non essendo realizzati con “inserimenti” estranei a quelli propri della specie, sono del tutto simili a prodotti ottenuti per incrocio tradizionale.

E’ un primo passo, ma importante, perché segna un’inversione di tendenza in un campo, quello delle biotecnologie, che nel futuro sarà decisivo per lo sviluppo della nostra agricoltura.

Lodovico Actis Perinetto, presidente Cia Piemonte