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Biologico, ecco perchè il nuovo regolamento europeo non piace alla Cia


La riforma comunitaria del settore biologico ha visto la luce. I Paesi Ue hanno infatti approvato l’accordo sul nuovo regolamento per il settore biologico. Si chiude così un iter lungo oltre tre anni. Il compromesso doveva avere l’avallo dei ministri dell’agricoltura nel consiglio del 17 e 18 luglio, ma era stato rimandato per la richiesta di chiarimenti da parte di diversi Paesi. Il nuovo regolamento si applicherà dal gennaio 2021.

Il compromesso finale tra le istituzioni Ue ha potuto vedere la luce solo dopo che la Commissione europea ha stralciato dal regolamento la decertificazione automatica dei prodotti che presentano residui di agrofarmaci non autorizzati nella coltivazione bio. I Paesi che hanno già valori limite per la decertificazione, come Belgio e Italia, potranno mantenerli. Gli altri Paese potranno continuare a mettere in commercio prodotti biologici “accidentalmente contaminati”. Il compromesso introduce  anche  una deroga fino al 2030 per le produzioni biologiche in serra in alcuni paesi del nord Europa (Finlandia, Svezia e Danimarca). Infine, la questione sementi: sono previste ampie deroghe per consentire fino al 2035 l’utilizzo di quelle convenzionali.

La Cia ha chiesto agli europarlamentari, cui spetta dare il via libera definitivo, di bocciare il nuovo documento perché non riforma nulla, soprattutto non apporta alcun miglioramento per i consumatori nel momento in cui non mette mano alle regole sulla contaminazione dei prodotti. Per la parte produttiva è addirittura peggiorativo, penalizzando il nostro Paese che è tra i più virtuosi nel rispetto dei disciplinari di coltivazione e, quindi, ci pone in una condizione di svantaggio competitivo.

“Questo non è un Regolamento che riforma – prosegue la Cia -, ma un esercizio accademico che non serve. La Confederazione da sempre si è posta a tutela delle vere produzioni biologiche, perciò è meglio lasciare le cose come stanno e non procedere a una riforma del genere”.