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Biogas e agricoltura il dibattito dopo Fossano


Si è svolto giovedìn 12 settembre a Fossano un incontro organizzato dall’APS – Associazione produttori suini Piemonte – sul tema “Agricoltura ed energie rinnovabili. Il biogas, una leva di sviluppo sostenibile”. Un appuntamento quanto mai opportuno per offrire ai cittadini, non solo fossanesi ma dell’intera regione Piemonte, un’occasione di confronto e dibattito sul tema fortemente discusso del biogas e degli indispensabili criteri di produzione “sostenibile”. Biogas e sostenibilità è, infatti, un argomento di grande attualità che coinvolge sempre più la produzione di energie rinnovabili e che merita un’analisi approfondita. Il concetto di sostenibilità racchiude in sé molteplici aspetti, principalmente ambientali, economici, sociali e istituzionali, tra loro spesso correlati. In termini generali si considera un’attività sostenibile se consente di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni senza compromettere la possibilità per quelle future di soddisfare i propri. Per determinare uno sviluppo sostenibile è pertanto necessario che il concetto di sostenibilità venga applicato in pratica a tutte le attività umane per non generare delle distorsioni e di fatto ottenere solo risultati parziali. La produzione di energia, in particolare, è strettamente legata a tali aspetti. La sfida attuale e futura è quella di spostarsi gradualmente dall’utilizzo di fonti fossili a quello di fonti rinnovabili e di farlo in modo sostenibile. Nella sua recente Conferenza Economica nazionale la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori ha lanciato un messaggio in relazione proprio al tema oggetto dell’incontro fossanese sottolineando che quando si parla di rinnovabili occorre ricordare questi tre numeri: venti, venti, venti. Perché, come chiede l’Europa, entro il 2020 bisognerà ridurre del 20 per cento le emissioni inquinanti e aumentare del 20 per cento la produzione di energia alternativa.
E, in questa sfida, l’agricoltura italiana si candida a un ruolo da protagonista: entro quella data, infatti, il 45 per cento dell’energia “green” verrà dalle campagne e dai boschi. Ma a una condizione, cioè che questo processo venga accompagnato da politiche chiare, mirate e lungimiranti, ma soprattutto finalizzate all’integrazione. Non si tratta di perseguire un dualismo inutile e sbagliato tra cibo ed energia, bensì produrre cibo ed energia in modo sostenibile, come occasione di sviluppo per le imprese agricole e per l’intera società. Il biogas ha, unitamente alle biomasse, i numeri ed il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale e rappresenta anche un’opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole.
Ma soprattutto puntare sulle agroenergie vorrebbe dire abbassare i costi della bolletta energetica e dei carburanti, ridurre le emissioni di anidride carbonica e lavorare ad una filiera energetica “green” tutta italiana che favorirebbe l’occupazione, in particolare quella giovanile.
Purtroppo, però, i problemi sono ancora tanti. In primis gli obiettivi non devono essere solo quantitativi ma anche qualitativi. Abbiamo assistito troppo spesso in questi anni alla proliferazione di impianti di biogas di notevoli dimensioni promossi e gestiti da soggetti non sempre provenienti dal mondo agricolo, motivati dall’elevata tariffa incentivante, ispirati dalla sola speculazione economica che ha finito con il determinare seri problemi al mondo agricolo. Pensiamo alla esorbitante lievitazione dei canoni di affitto dei terreni, alle conseguenze sul prezzo dell’insilato di mais, usato come integratore della fonte energetica degli effluenti aziendali, che hanno messo in difficoltà tutto il comparto zootecnico. La Cia- Confederazione Italiana Agricoltori si è sempre battuta contro questo tipo di indirizzo sostenendo che sono i piccoli e medi impianti orientati allo sviluppo locale la chiave per dare agli agricoltori un ruolo centrale nella ‘rivoluzione verde’ e trasformarli da semplici fornitori di biomasse, che altri trasformeranno energeticamente, in protagonisti virtuosi e consapevoli sul fronte alimentare, energetico e ambientale. E’ vero che “il dare da mangiare” resta la vera vocazione dell’azienda agricola ma l’integrazione con la produzione energetica è un’occasione eccezionale di competitività che può dare al ‘made in Italy’ agricolo una marcia in più, anche per uscire dall’attuale fase di crisi. Per questo oggi bisogna costruire una strategia di integrazione e non di competizione tra produzione alimentare e produzione di agroenergie. Per questo ribadiamo la scelta di piccoli e medi impianti, economicamente sostenibili se, per il loro funzionamento, vengono utilizzate matrici “povere”, sottoprodotti di scarso o nullo valore economico, come appunto gli effluenti di allevamento. Ben vengano allora incontri, come quello di Fossano, che creano le condizioni ideali per un confronto di tipo tecnico-informativo tra domanda ed offerta, cioè tra produttori di impianti di biogas e imprenditori agro-zootecnici interessati a investire in queste tecnologie, in un quadro di corretta informazione sulle concrete opportunità e le reali remunerazioni di queste forme di investimento.
Renato Silvestro (Cia Piemonte)