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Barolo, decisi tre anni di fermo ai nuovi impianti, mentre si prospetta un abbassamento del 10 per cento delle rese


L’assemblea del Consorzio Tutela Vini Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani ha assunto una decisione che era da tempo nell’aria: un fermo ai nuovi impianti di Nebbiolo da Barolo per un periodo di tre anni.

Una decisione giustificata dalla flessione, anche se lieve, del nostro export vinicolo, in particolare verso Germania e soprattutto verso la Gran Bretagna. Da qui l’esigenza il bisogno di fare i conti con le eccedenze che avrebbero già interessato l’annata 2014 (su 12.7 milioni di bottiglie prodotte) e che, in mancanza di contromisure, potrebbero riflettersi sulle successive.

Nei momenti di difficoltà il Consorzio, spiega il presidente Matteo Ascheri, ha a disposizione sostanzialmente due leve: gli ettari coltivati e le rese di produzione. Sulla prima abbiamo valutato fosse opportuno un momento di fermo, dopo anni nei quali, seppur di poco, la superficie coltivata è stata progressivamente ampliata (a 2.059 ettari, nel 2017, secondo i dati della Regione Piemonte, ndr). La seconda, la definizione delle rese, è invece l’ambito di azione che promette maggiore flessibilità, grazie all’adozione di utili aggiustamenti in corsa”.

L’attuale resa del Nebbiolo da Barolo è di 80 quintali per ettaro, il Consorzio sta valutando la possibilità di un suo abbassamento del 10%, a 72 quintali. La quantità rimanente verrebbe comunque vinificata e avviata al quadriennale ciclo di affinamento del prodotto, spostando però in là nel tempo la decisione circa la sua effettiva commercializzazione con la fascetta del Barolo Docg.

Da tempo la Cia di Cuneo va chiedendo prudenza sull’aumento della superficie del Barolo e per questo condivide la scelta di chiudere i bandi per gli impianti di nuovi vitigni di Nebbiolo da Barolo. Ma la Cia di Cuneo va anche oltre e invita non sottovalutare l’importanza di una comunicazione efficace e strutturata.

Allo stesso tempo, continua la Cia di Cuneo, che ha dedicato al Barolo un incontro tenutosi il 12 luglio scorso, è necessario considerare l’idea di portare l’imbottigliamento solo in Piemonte e di ridurre la produzione della menzione, che al momento è prodotta nella stessa quantità del Barolo “normale”. E’ arrivato il momento di stabilire dei nuovi equilibri di produzione in modo tale da dare importanza alla menzione stessa.

 

(Fonte: Cia Piemonte)