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Avremo il Barbera da tavola made in Francia e Spagna?


Con la entrata in vigore della nuova Organizzazione comune di mercato nel settore del vino, l’Unione Europea ha dato il via libera all’indicazione in etichetta del vitigno e dell’annata di produzione anche per i vini senza alcun legame con il territorio di produzione. Sono i cosiddetti vini varietali “da tavola”. Sono privi di denominazione o origine. L’unica condizione posta dall’Ue è che almeno l’85% delle uve deve appartenere alla varietà indicata in etichetta.
Gli Stati membri possono però imporre delle limitazioni nazionali alle uve utilizzabili per la produzione di vini varietali.
Il Ministero italiano, per proteggere le varietà territoriali, con Decreto Ministeriale n° 381 del 19 marzo 2010 ha prescritto che nel nostro Paese per la produzione di vini varietali “da tavola” siano utilizzabili soltanto le uve di alcuni vitigni internazionali: Cabernet, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Merlot, Sauvignon, Syrah.
L’attuale Organizzazione comune di mercato nel settore del vino prevede anche che le varietà che sono parte del nome di una denominazione di origine, ma non sono esclusive di un determinato territorio, possono essere utilizzate per produrre vini varietali “da tavola”, ma solamente nello Stato membro in cui ricade la denominazione di origine. Da queste varietà non può essere prodotto un vino varietale “da tavola” sull’intero territorio comunitario.
La varietà Barbera, ad esempio, che non può essere utilizzata in Italia per produrre un vino varietale, in quanto non rientra tra i vitigni previsti dal DM 381, non può neppure essere utilizzata per produrre vini varietali negli altri Stati membri, essendo parte di una denominazione d’origine italiana.
Bruxelles propone però una modifica dell’Ocm che contempla la liberalizzazione indiscriminata di tutti i vitigni e dell’uso del loro nome in etichetta.
“Solo per fare alcuni esempi – ricorda Massimo Fiorio, astigiano e membro della Commissione agricoltura della Camera – se la Commissione Ue decidesse di procedere secondo le opzioni di modifica presentate sarà possibile, per un qualsiasi vino comune europeo, riportare in etichetta nomi di vitigni quali “Barbera”, “Lambrusco”, “Nebbiolo”, “Primitivo”, “Sangiovese”, “Teroldego”, “Verdicchio”, “Vernaccia” o “Vermentino”, solo per citarne alcuni, tutti nomi di varietà che costituiscono la parte integrante di rinomate Dop o Igp, perché caratteristiche di quei luoghi e, quindi, strettamente legate a quei territori”.
Avremo quindi un vino varietale Barbera “da tavola” made in Francia o in Spagna?