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Aumenta l’importazione di riso, Coldiretti invoca la clausola di salvaguardia


Nei primi otto mesi del 2017 sono aumentati gli arrivi dall’Asia di riso fino al +736% per questo la richiesta di adozione di misure di salvaguardia europee nei confronti dell’importazione di riso greggio asiatico del tipo indica è importante per fermare un trend in crescita. Le nostre imprese risicole stanno vivendo una situazione di criticità dovuta, oltre ad un sistema della commercializzazione medievale, proprio alle importazioni. Ribadiamo, quindi, la necessità di salvaguardare la risicoltura piemontese che conta numeri importanti con una superficie complessiva di 230 mila ettari, 1100 aziende ed una produzione di quasi 10 milioni di quintali con misure specifiche contro il boom di importazioni a dazio zero”, sostiene Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo.

Il dossier per la tutela del settore risicolo dalle importazioni a dazio zero dai Paesi asiatici EBA (“Tutto tranne le armi”) è stato inviato a Bruxelles dai ministri delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, integrato con una lettera indirizzata ai Commissari Federica Mogherini, Cecilia Malmström e Phil Hogan. Nel documento si legge che le cause principali della crisi del comparto risicolo Made in Italy sono da attribuire al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati (accordo EBA), che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero.

Un paradosso – sostengono Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale – se si considera ad esempio il caso della Birmania, che con i proventi della vendita di riso finanzia la campagna brutale di pulizia etnica contro la minoranza dei Rohingya denunciata dalle Nazioni Unite che parla di oltre 700 mila rifugiati. Non è accettabile che l’Unione Europea continui a favorire con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani. Continuiamo la nostra battaglia, anche di civiltà, affinché dietro a tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e la giusta retribuzione dei risicoltori”.