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Asti rimarrà fuori dalla zona Moscato Docg


La Federazione regionale Coldiretti Piemonte accoglie con viva e piena soddisfazione la decisione del Consiglio di Stato del 28 novembre in merito alla nota “vicenda Zonin”. Non sono infatti stati accolti i ricorsi dell’azienda agricola Castello del Poggio e del Ministero per l’inserimento di alcuni territori del comune di Asti nel disciplinare del Moscato d’Asti.
Dichiara Roberto Cabiale, presidente Coldiretti Asti e membro di Giunta regionale con delega al settore vitivinicolo: “Coldiretti Piemonte insieme alla Produttori Moscato d’Asti, all’Associazione dei Comuni del Moscato e a Muscatellum ha nuovamente ottenuto un’importante vittoria, ma soprattutto un atto di equità verso un territorio che ha sempre richiesto il non inserimento del comune di Asti nel disciplinare della DOCG“.
Aggiunge Bruno Rivarossa direttore di Coldiretti Piemonte: “Dopo aver vinto il ricorso al TAR, anche la sentenza del Consiglio di Stato tutela gli oltre 4.500 produttori. La sentenza salvaguarda un comparto con un determinato equilibrio economico ed evita speculazioni a danno di una collettività articolata che ha come principi cardini la qualità e la tutela di una denominazione ricca di storia e artefice di grandi successi economici in Italia e all’estero”.
Come certamente si ricorderà Coldiretti Piemonte, congiuntamente con l’Associazione Produttori Moscato, l’Associazione Muscatellum e l’Associazione Comuni del Moscato, in seguito alla segnalazione inviata al Ministero in data 19 luglio 2013, otteneva la rettifica del Decreto 12 luglio 2013 concernente la correzione dei disciplinari di produzione dei vini DOP e IGP che aveva inserito, con un colpo di mano, nell’area della DOCG “Asti” parte del territorio del Comune di Asti, tra cui i terreni dell’Azienda Agricola Castello del Poggio.
Conclude Roberto Cabiale: “Siamo soddisfatti per l’esito della vicenda e continueremo a tutelare al meglio le nostre imprese nell’interesse di tutta la filiera vitivinicola del Moscato nel pieno rispetto delle norme. I nostri associati si sono sempre espressi in maniera contraria all’allargamento della DOCG”.
“Al di là della querelle burocratico-amministrativa risolta a nostro favore – sottolinea Roberto Cabiale – siamo soddisfatti per aver tutelato al meglio i nostri associati e per aver fatto salvi i principi democratici di autogoverno della filiera vitivinicola. Con più riunioni pubbliche la nostra base associativa si era infatti espressa negativamente all’inserimento del comune di Asti nel disciplinare produttivo del Moscato d’Asti Docg. Questo per due motivi: l’eventuale danno economico derivante dall’allargamento della zona di produzione, che sostanzialmente dava atto a una maggiore disponibilità di prodotto sul mercato; la salvaguardia dei presupposti qualitativi del Moscato d’Asti Docg che storicamente non viene contemplata sul territorio del comune di Asti. Superata la diatriba legale il nostro auspicio è che adesso tutti si dedichino allo sviluppo ed alla crescita della filiera moscato che in Piemonte interagisce su tre province: Asti, Alessandria e Cuneo”.