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Asti e Moscato a che punto siamo


Il gruppo di lavoro sul Moscato, coordinato dal vice presidente regionale Gabriele Carenini, si è riunito ieri presso la sede regionale della Cia per fare il punto sulla situazione del comparto, alla luce anche degli ultimi dati forniti dal Consorzio: oltre 85 milioni di pezzi venduti nel 2016, di cui più di 31 di Moscato d’Asti docg, il resto, circa 54 milioni, di Asti docg. Il “tappo raso” nel 2016 è cresciuto di 2 milioni rispetto il 2015, mentre l’Asti ha arrestato la discesa.

“L’Asti docg ed il Moscato d’Asti docg sono due prodotti strategici per il Piemonte – ha dichiarato Gabriele Carenini -. Il Moscato d’Asti docg nel 2016 ha confermato la crescita ed è un bene. L’Asti docg ha arrestato la caduta di vendite, ma l’arretramento rispetto a cinque anni, quando si vendevano 85 milioni di pezzi solo di Asti, è notevole. Tutti gli attori della filiera devono ricercare insieme, con il sostegno della buona politica, soluzioni intelligenti per rilanciare un comparto che dà lavoro a 4.000 famiglie e che vive un momento di appannamento. Quel che serve è un nuovo impegno di tutta la filiera per individuare insieme delle risposte efficaci al calo delle vendite. Il comparto necessita di nuove spinte e stabilità per affrontare la complessità di un mercato in continua evoluzione. La Cia del Piemonte farà la sua parte, come sempre”.

E’ necessario incrementare le vendite, hanno sottolineato i partecipanti al gruppo di lavoro, soprattutto di Asti docg, con campagne promozionali ad hoc, ma anche con i lancio di nuovi prodotti. L’Asti “secco”, che le case spumantiere stanno sperimentando da mesi, potrebbe dare un contributo a rivitalizzare il mercato, anche se non bisogna guardare a questo nuovo prodotto come al toccasana che può guarire tutti i malanni del moscato piemontese. Per consentirne la produzione, il Consorzio deve ottenere una modifica del disciplinare per inserire la nuova tipologia di Asti docg, ma con un residuo zuccherino decisamente inferiore a quello della versione dolce, dai 12 ai 50 gr/l.

E’ stata sottolineata anche l’importanza strategica del Consorzio per lo sviluppo delle vendita dell’Asti e quale elemento fondamentale nella gestione delle trattative per gli accordi professionali. Da qui l’invito rivolto dal gruppo di lavoro a tutti gli associati “moscatisti” perché aderiscano al Consorzio stesso, onde far sentire con più forza la voce della parte agricola, in vista anche del rinnovo delle cariche dirigenti che avverrà nella prossima primavera.

“Io ho ancora fiducia nel prodotto Asti docg – ha dichiarato al termine dei lavori Ivano Andreos che rappresenta la Cia al Tavolo di filiera –, uno spumante dalla lunga tradizione e molto apprezzato dai consumatori. L’Asti docg ha ancora delle ottime prospettive. Si tratta di rilanciarlo attraverso campagne pubblicitarie efficaci, concordate tra parte agricola e parte industriale che devono lavorare insieme nell’interesse del comparto. L’Asti secco può essere un prodotto che accompagna, ma non sostuisce l’Asti docg. Si deve arrivare in tempi brevi a modificare il disciplinare dell’Asti docg per poterlo produrre e presentarlo alla manifestazioni vinicole più importanti in calendario nei prossimi mesi. I timori dei “prosecchisti” che l’Asti secco possa fare concorrenza al loro prodotto sono del tutto infondati. Dall’alto delle loro 500 milioni di bottiglie non hanno nulla da temere.”