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Assurda la certificazione antimafia per gli agricoltori che richiedono aiuti europei


Gli agricoltori italiani rischiano di perdere i finanziamenti europei della Pac.  A partire dal 19 novembre, a seguito dell’approvazione della legge del 17 ottobre 2017, n. 161 che contiene “Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al Codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del Codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscategli agricoltori che percepiscono aiuti pac saranno obbligati a presentare il certificato antimafia per tutti i “terreni agricoli demaniali che ricadono nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla Politica agricola comune, a prescindere dal loro valore complessivo, nonché su tutti i terreni agricoli, a qualunque titolo acquisiti, che usufruiscono di fondi europei, pena l’esclusione dal finanziamento.

Se la legge non sarà emendata, le prefetture si troveranno a dover smaltire quasi due milioni di richieste: “Il tentativo di calmierare la situazione – osserva Gabriele Carenini – vice presidente Cia Piemonte -, portando a 5.000 euro la soglia per l’esenzione dall’obbligo di produrre il certificato antimafia, é soltanto un palliativo”.

“Nonostante che le certificazioni antimafia fino ad oggi fossero obbligatorie soltanto per coloro che percepivano aiuti superiori a 150.000 euro (circa 2.000 rihieste ogni anno) – continua Carenini -, le prefetture si sono trovate spesso in difficoltà a rilasciare i certificati in tempo utile. E’ facilmente immaginabile cosa potrebbe succedere se le prefetture fossero intasate da milioni o, nel caso dell’elevamento della soglia a 5 mila euro, da centinaia di migliaia di domande. Sarebbe la paralisi”.

La legge, sottolinea il vicepresidente della Cia piemontese, prende per altro in considerazione unicamente il settore agricolo, come se fosse il solo settore a rischio mafia: “Riteniamo  doveroso – conclude Carenini –  che le Istituzioni individuino gli strumenti per risolvere questa che appare un’ingiustificata vessazione. In agricoltura ci saranno anche delle “mele marce”, ma come accade in tutti i settori, e vanno sicuramente perseguite con tutti i mezzi, ma non si risolve il problema complicando la vita alla grandissima maggioranza di agricoltori, che con fatica e difficoltà svolgono il loro lavoro onestamente”.