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Alpeggi, affitti pazzi i margari non ci stanno


In questi giorni, i Comuni montani stanno pubblicando i bandi d’asta per gli alpeggi estivi.
Pur comprendendo che ogni comune abbia la necessità di fare bilancio, Coldiretti Cuneo ed Arema (associazione regionale margari) evidenziano però una serie di incongruenze che consistono in una speculazione eccessiva nei confronti dei pochi margari rimasti, che a determinate cifre e condizioni non possono assolutamente accedere, perché antieconomiche nella logica dell’allevamento tradizionale.
Inoltre, le condizioni previste in alcune aste attirano allevatori che fanno figurare sulla carta la monticazione per poter accedere ai premi della Pac mentre, in realtà, in alpeggio non ci vanno. Di qui, la doppia penalizzazione: i margari non partecipano perché le condizioni economiche sono proibitive e chi vince gli appalti non porta gli animali in montagna con conseguente grave danno per l’ ambiente.
“La nostra non è una polemica nei confronti di un sindaco o di un’amministrazione comunale – precisa Delia Revelli presidente di Coldiretti Cuneo – ma la denuncia di una situazione intollerabile che non tutela i margari e gli allevatori del cuneese e favorisce speculatori che, con il nostro territorio, non hanno nulla da spartire”.
Il Comune di Acceglio, ad esempio, con determinazione del 6 febbraio 2015 ha emesso un bando di gara, mediante asta pubblica, per l’affitto delle alpi di proprietà. Si tratta del bando per 6 annualità di alpeggio, dal 2015 al 2020, di dodici lotti, per un totale di poco meno di tremila ettari, per un canone di affitto di un milione di euro.
In una lettera inviata al comune di Acceglio, all’assessore regionale alla montagna Alberto Valmaggia e all’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, firmata oltre che dal presidente Delia Revelli anche dal direttore Enzo Pagliano, si legge: “La comunicazione inerente il Bando di Gara per gli alpeggi del Comune di Acceglio, non può non ingenerare preoccupazioni e perplessità sul futuro delle aziende dei margari che tradizionalmente si avvalgono degli alpeggi per la loro continuità aziendale. I pascoli montani hanno mantenuto nel tempo le loro proprietà produttive grazie a un sapiente equilibrio di regole, usi, consuetudini e organiche concorrenze.
I prezzi indicati a base d’asta, hanno ingenerato immediatamente nei tanti margari nostri associati, sia dalla Valle Maira sia delle altre Valli della nostra Provincia, forti reazioni e preoccupazioni sul futuro della loro attività agricola. Il contesto socio–economico di questi ultimi anni ha infatti falcidiato i redditi dei nostri allevatori della razza Piemontese, rendendo, imprenditorialmente del tutto ingiustificati sia certi costi sia l’aumento ulteriormente ingenerato dai valori a base d’asta del Bando in itinere. Pur comprendendo altresì le difficoltà economico e gestionali delle Amministrazioni comunali e specialmente quelle dei Comuni montani meritevoli di una più puntuale attenzione delle maggiori istituzioni del nostro “sistema paese”, riteniamo quanto meno non prospettico ingenerare azioni che comportino un progressivo abbandono della tradizionale popolazione che continua e tramanda attività tipiche della montagna.
Auspichiamo, per la salvaguardia della montagna e delle sue attività, una rivisitazione urgente dei criteri che prevedono la monticazione in alpeggio, tarandola e focalizzandola su quei margari che hanno le caratteristiche tipiche dell’attività, per altro ancora presenti in modo significativo nelle nostre vallate.
La scrivente Federazione nel condividere i problemi esposti dai propri associati rimane a disposizione per ogni eventuale momento di confronto e proposta, utile a prevenire difficoltà economiche e cessazioni di attività dei tradizionali margari della nostra provincia”.