Sezioni


Allevamenti, facciamo “piazza pulita” su falsità


Durante la trasmissione Piazzapulita, andata in onda lunedì 9 maggio su La7, é stato intervistato uno sconosciuto veterinario francese (sic) che ha sparato delle balle sesquipedali sull’uso degli antibiotici negli allevamenti italiani (ignorando che in Italia esiste un servizio veterinario molto efficiente, più efficiente che in Francia, e che i controlli negli allevamenti sono frequentissimi), e sono state poi mostrate le solite immagini (girate di notte, fintamente di nascosto e già viste) relative ad alcune situazioni border line, spacciate per la normalità, mentre sono l’assoluta eccezione, con tanto di giornalista vegana a commentare le immagini. Fortunatamente, alla fine della trasmissione, sono state mostrate anche immagini di allevamenti “normali”, questi sì rappresentativi della realtà allevatoriale italiana, dove gli animali vengono governati con cura.
I media hanno ormai preso la triste abitudine di cavalcare l’onda del facile sensazionalismo quando si occupano di questioni attinenti il mondo agricolo ed invece di fornire un’informazione corretta vanno alla ricerca di situazioni “scandalose” assolutamente minoritarie, per far schizzare l’audience e chi se ne importa se cosi facendo gettano discredito su migliaia di aziende e di allevatori che lavorano con serietà e competenza, nel rispetto di tutte le norme che regolamentano la loro attività.
Piazzapulita ha riproposto i soliti refrain sugli allevamenti cosiddetti intensivi, sempre brutti e cattivi, ignorando o fingendo di ignorare che gli allevatori stanno investendo da tempo milioni di euro per garantire il benessere animale e per ridurre al minimo i costi ambientali degli allevamenti cosiddetti intensivi. La normativa Ue sul benessere animale si è costantemente ampliata negli ultimi anni ed è destinata ad intensificarsi ulteriormente negli anni a venire. Le direttive europee definiscono norme stringenti per la protezione di tutti gli animali negli allevamenti e disciplinano in modo rigoroso anche il trasporto degli animali al fine di non esporli a lesioni o a sofferenze inutili. La stragrande maggioranza degli allevamenti si é adeguata alle regole europee. Per qualche eccezione, assolutamente riprovevole, é assurdo e non corretto generalizzare e colpevolizzare l’intero comparto.
I media invece di apprezzare e di sostenere gli sforzi degli allevatori concorrono a mettere in difficoltà il sistema allevatoriale con campagne insensate, non distinguendo tra chi opera bene, cioè la stragrande maggioranza degli allevatori, e chi invece non rispetta le regole. Da tener presente, inoltre che i tanto vituperati allevamenti cosiddetti intensivi hanno rivoluzionato il sistema dei consumi, facendo diventare le carni rosse e bianche un cibo accessibile alla grande massa dei consumatori, per via dei prezzi di vendita modici.
Ma forse qualcuno rimpiange i bei tempi antichi, quando le carni rossi e bianche ed i prosciutti erano riservati ad una elite di consumatori abbienti e i poveri mangiavano soltanto polenta. Gli allevatori sono comunque disponibili ad aprire le porte dei loro allevamenti, in modo che tutti, possano vedere le strutture in cui operano e le garanzie che offrono rispetto al benessere degli animali e alle legittime aspettative dei consumatori da un punto di vista della sicurezza e della qualità degli alimenti.

Renato Silvestro, Cia Piemonte