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Agrion, come affrontare la morìa dei kiwi


Ha destato un forte interesse il convegno sulla moria dei kiwi organizzato lo scorso venerdì (18 novembre) a Manta dalla Fondazione Agrion. Sono state registrate più di 300 presenze, tra agricoltori e tecnici dei territori interessati dal fenomeno. La provenienza è stata principalmente dal Saluzzese e dal Vercellese, dove la moria ha toccato finora gli impianti di oltre 100 aziende, ma sono intervenute persone da altre aree, alcuni anche dalle regioni transfrontaliere francesi. Erano presenti e hanno partecipato al dibattito l’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, i consiglieri regionali Paolo Allemano e Franco Graglia, il senatore Lucio Malan e l’onorevole Mino Taricco.
Hanno introdotto i lavori Giacomo Ballari, presidente di Agrion, e Giorgio Ferrero, assessore regionale all’Agricoltura, evidenziando i danni provocati dalla nuova emergenza fitosanitaria e confermando l’impegno della Fondazione regionale per una ricerca sul campo, che chiarisca le cause e metta a disposizione di tecnici e produttori gli strumenti per affrontare la malattia.

Graziano Vittone di Agrion ha fatto il punto sulla situazione sul territorio: 100 ettari colpiti nell’area tra Saluzzo-Lagnasco-Scarnafigi; il Cavourese in provincia di Torino e una cinquantina di ettari nel Vercellese ad Alice Castello e Borgo d’Ale. Ha mostrato i sintomi sulle foglie e sull’apparato radicale e la progressione all’interno degli appezzamenti.

Luca Nari di Agrion e Chiara Morone del Servizio fitosantario hanno esaminato le condizioni predisponenti la fisiopatia. Nei giorni scorsi sono stati estirpati impianti con escavatori. Si è così potuto esaminare per bene la stratigrafia del suolo. Si è formato uno strato asfittico superficiale, simile a quello delle risaie: il ferro si “riduce”, assumendo una colorazione azzurro/bluastra. Il denominatore comune dei suoli interessati al fenomeno è la prevalenza della frazione argillosa, che si è compattata sia per ragioni climatiche (Chiara Morone ha illustrato l’impatto del climate change nell’ultimo triennio) e per i ripetuti passaggi di mezzi meccanici per la difesa dalla Psa.

Laura Bardi del Crea di Torino ha spiegato che cosa accade a livello fisiologico quando le radici entrano in anossia: il ruolo dell’acido abscissico, il restringimento degli stomi, etc. Inoltre il ruolo della sostanza organica e dei microrganismi della rizosfera.

Lorenzo Tosi dell’Agrea di Verona, ha “raccontato” l’esperienza del Veronese, dove a partire dal 2012 sono stati estirpati più di 1.000 ettari, con una progressione preoccupante. Ha commentato i risultati delle prove sperimentali in corso sulla sistemazione della superficie del suolo, arricchimento in sostanza organica e controllo dell’irrigazione. In Veneto come in Piemonte l’eccesso di irrigazione risulta determinante nell’eziologia del collasso. L’irrigazione pilotata con tensiometri consente di dimezzare l’apporto irriguo con benefici per l’ossigenazione del suolo.

Graziano Vittone ha presentato le strategie da adottare in Piemonte nel 2017 sia sui nuovi impianti (baulature, semina di essenze da sovescio e sistema di irrigazione), sia su quelli nelle zone a rischio (assolcatura centrale, erpicatura dell’interfila e adozione dei tensiometri per il controllo dei volumi irrigui, oltre agli apporti di sostanza organica negli impianti asintomatici).

L’incontro si è chiuso con un appassionato dibattito, che ha posto l’accento sulla necessità che Agrion possa svolgere un’adeguata sperimentazione sul territorio.