Sezioni


Agrinsieme, l’accordo Ue non ci piace, ecco perchè


Alla fine, nella battaglia per il bilancio 2014-2020 dell’Unione Europea, hanno vinto i falchi. Il bilancio Ue sarà infatti composto da 960 miliardi di euro di impegni e 908,4 miliardi di spesa effettiva. Molto meno quindi dei 1.045 miliardi proposti dalla Commissione di José Manuel Barroso lo scorso anno. Si tratta del primo quadro finanziario pluriennale in ribasso della storia comunitaria. I tagli decisi dai capi di Stato e di Governo vanno a colpire aree nevralgiche per la crescita economica: infrastrutture, innovazione e ricerca.
Il negoziato ha mostrato quanto il nazionalismo sia ancora vivo negli Stati membri e quanta strada occorra ancora percorrere per realizzare il sogno di una vera unione politica e democratica dell’Europa. Nessuno dei capi di Stato e di Governo è arrivato a Bruxelles per rafforzare l’Unione, ma per portare a casa qualcosa in più per il proprio Paese.
Il premier Mario Monti ha riferito che per l’Italia il negoziato sul bilancio si è concluso con un “miglioramento molto significativo” del saldo netto, pari a meno 3,8 miliardi di euro rispetto ai sette anni precedenti, precisando che la cifra rappresenta lo 0,23% del Pil. Nel settennato precedente, ha ricordato il premier, la differenza tra le somme versate all’Ue e quelle tornate al nostro paese era stata pari a 4,5 miliardi, circa lo 0,28% del reddito nazionale lordo. Nel 2011 il saldo negativo aveva addirittura quasi raggiunto i 6 miliardi di euro.
L’Italia, nonostante le difficoltà, resta uno dei principali contributori netti dell’Ue. In rapporto al Pil siamo il Paese che contribuisce in misura maggiore.
Il ministro per l’Agricoltura Mario Catania ha precisato che per l’agricoltura italiana l’accordo politico prevede che gli aiuti diretti alle aziende passeranno dai 28 miliardi del 2007-2013 ai 27 miliardi del 2014-2020. Per lo sviluppo rurale i fondi per l’Italia saliranno, per lo stesso periodo, da 9,1 a 9,26 miliardi. 500 milioni serviranno alle aree rurali delle regioni meno sviluppate del Mezzogiorno.
Secondo i calcoli del Ministro “l’aiuto che l’Ue verserà direttamente alle aziende agricole, secondo l’accordo politico, passerà in Italia da una media all’ettaro di 400 euro a 380 euro, mentre la media degli aiuti in Europa sarà di 260 euro”.
“Le conclusioni del vertice di Bruxelles dei Capi di Stato e di Governo confermano nella sostanza le anticipazioni di un taglio al bilancio Ue e alle rubriche agricole”. E’ stato questo il primo commento di Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza cooperative italiane (di cui fanno parte Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital). Agrinsieme esprimerà un giudizio più puntuale quando saranno noti i dettagli dell’accordo.
“Va comunque riconosciuto che qualche risultato positivo per l’Italia è stato ottenuto – ha sottolineato Agrinsieme – come la dotazione ‘extra’ per lo sviluppo rurale e una rivisitazione del greening che punta ad essere meno penalizzante per la produzione agricola e i redditi dei produttori”.
Ora la palla passa al Parlamento europeo e il Presidente della commissione agricoltura Paolo De Castro ha già detto che ”difficilmente il Parlamento approverà il bilancio definito dal vertice europeo (con il Trattato di Lisbona l’approvazione del bilancio avviene in co-decisione n.d.r.) perchè crea un deficit in partenza, impegni per 960 miliardi e un capacità di spesa di 908, che è legalmente vietato dall’Unione Europea”.
“Dei 120 miliardi di euro di riduzioni della spesa globale – ha proseguito De Castro -, 16,5 miliardi rappresentano la riduzione del capitolo della politica agricola, a cui però bisognerà aggiungere il mancato adeguamento al tasso di inflazione, stimato al 2-3%, che si tradurrà verosimilmente in un ulteriore 12% di riduzione. Sui contenuti del testo apprezziamo che il Consiglio abbia accolto le misure di maggiore flessibilità e minore burocrazia per il greening definite dalla Comagri. Lo stesso Consiglio ha però eliminato le misure da noi introdotte per il capping (tetto agli aiuti). Ora è importante la discussione tra i presidenti dei Gruppi”.
Il fiscal cliff all’americana non piace neppure al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz che ha definito l’accordo raggiunto dai leader Ue la scorsa notte un “inganno incredibile” ed ha aggiunto: “Nessun europarlamentare competente si unirebbe a questa politica di deficit. Non vedo come si possa trovare una maggioranza”.
L’Europarlamento, in sintesi, minaccia un veto che potrebbe aprire un conflitto inter-istituzionale senza precedenti e portare al sistema dei bilanci annuali. Il nostro timore è che più si rimanda la decisione, più le prospettive potrebbero essere peggiori.