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Agrimeccanica verso l’accesso ai fondi Pac


«Molti contoterzisti si sono dati appuntamento alla Fiera agricola zootecnica italiana (FAZI) di Montichiari, per rimanere al passo con le novità che permettono alle imprese agromeccaniche di essere all’avanguardia e alle aziende agricole di ridurre i costi di gestione. La sostenibilità passa sempre di più dagli agro meccanici».
Parola di Leonardo Bolis, presidente di Confai, la Confederazione degli Agromeccanici e Agricoltori Italiani, presente su tutto il territorio nazionale e in ascesa nel numero degli associati. Gli imprenditori agromeccanici sono stati fra i protagonisti della 87ª edizione della FAZI, dal 13 al 15 febbraio.

Presidente Bolis, state per vincere la vostra storica battaglia: l’accesso alla Pac e al Psr…
«Per scaramanzia non mi sbilancio, ma in tal senso Confai ha avuto rassicurazioni dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, dal capo della segreteria politica del Mipaaf, Angelo Zucchi, e un appoggio determinante anche dall’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, che ha capito l’importanza del sistema delle imprese agromeccaniche e che un accesso ai fondi del Psr avrebbe consentito di mantenere il passo dell’innovazione nel comparto della meccanizzazione agricola».

Davvero si potrebbe risolvere il crollo delle immatricolazioni delle trattrici in Italia aprendo ai contoterzisti?
«Una premessa: da alcuni anni il mercato delle macchine agricole in Italia si sta assestando, in linea con l’evoluzione del mondo agricolo. Molte imprese agricole stanno chiudendo, l’età media degli agricoltori supera i 63 anni, la parcellizzazione delle aziende è ancora elevato. È inevitabile che venga meno progressivamente la spinta all’acquisto di macchine agricole. In aggiunta, si sta affermando la terziarizzazione dei servizi, perché finalmente gli agricoltori hanno capito che costa meno affidare alcune o tutte operazioni colturali agli imprenditori agromeccanici. E questo perché è conveniente, si riducono le spese e si rispetta maggiormente il suolo, favorendo una maggiore sicurezza delle produzioni. Per dare qualche cifra, mutuata da una recente ricerca di Nomisma: il 33% delle aziende agricole italiane fa ricorso ampiamente al contoterzismo agricolo. E il numero è in crescita».

Poi c’è una maggiore propensione all’acquisto delle macchine…
«Esattamente. L’età media delle macchine dei contoterzisti, infatti, è inferiore ai 10 anni, mentre per le aziende agricole invece solo il 23% delle trattrici ha meno di 10 anni. Significa che ormai gli imprenditori agromeccanici sono rimasti gli unici, o quasi, a investire per una meccanizzazione all’avanguardia. Se potessero accedere alle agevolazioni previste per l’innovazione nella meccanizzazione, di certo darebbero maggiore respiro a un segmento dell’industria meccanica che ormai vende trattrici di elevata potenza e macchine da raccolta quasi esclusivamente alla nostra categoria».

Qualcuno, nel mondo agricolo, sostiene che un’apertura al Psr toglierebbe risorse agli imprenditori agricoli.
«Lo dicano in quelle Regioni dove non si riescono ad allocare tutte le risorse pubbliche, che gli agromeccanici, accedendo alle misure legate all’innovazione sui macchinari e le tecnologie, tolgono fondi agli agricoltori. È un’accusa che non sta in piedi, ma fortunatamente sono in pochi quelli che ancora sostengono una teoria così infondata».

Intravedete una ripresa?
«Siamo fiduciosi. I primi segnali di inversione di rotta sui cereali si possono riscontrare sia al Chicago Board of Trade che al Matif di Parigi, che sono le piazze mondiali che indicano la rotta dei mercati. Anche per il latte e la suinicoltura siamo convinti che si possa invertire la tendenza ribassista, magari facendo leva sull’etichettatura d’origine come elemento di partenza per caratterizzare senza incertezze le produzioni Made in Italy. Le imprese di meccanizzazione agricola sono in campo per sostenere l’agricoltura e la zootecnia con i propri servizi all’avanguardia e a costi accessibili».