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Agricoltura digitale un terreno da coltivare


“L’agricoltura 3.0, quella innovativa e smart, attenta all’ambiente e intelligente, è il nostro obiettivo prioritario. Per essere sempre più competitivi, produrre di più ma a minore impatto ambientale, per un filo diretto con i consumatori in Italia e all’estero, anche attraverso l’e-commerce, è fondamentale l’innovazione. Attraverso l’innovazione colturale, tecnologica, digitale e le reti associative e di interconnessione si è avviato il processo di cambiamento che stiamo vivendo, ma che andrebbe accelerato considerevolmente e vissuto in profondità”.
Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi che, con il direttore generale Luigi Mastrobuono e il presidente di Anga-Giovani di Confagricoltura Raffaele Maiorano, ha partecipato al convegno del CNR su “Rete, innovazione in agricoltura, digital divide”.
Il presidente Guidi ha quindi ricordato come l’innovazione tecnologica sia sotto gli occhi di tutti. “Ecosostenibilità, agricoltura di precisione, energia alternativa, robotica, droni, trattori automatizzati, macchinari che leggono il grado di maturazione dei prodotti raccolti, sono alcuni esempi – ha ricordato – che indicano un percorso di profonda trasformazione dell’attività produttiva. Che porta anche notevoli vantaggi economici sul piano della riduzione degli sprechi in termini di superficie lavorata, minore uso di fertilizzanti e di acqua, aumento del valore aggiunto, ma anche di contenimento dell’impatto sul suolo e delle emissioni di gas serra. Deve esserci, però, un rapporto sempre più stringente tra ricerca e agricoltura e va perseguita una strada italiana alla genetica con tecniche nuove”.
Dal canto suo, il direttore generale Mastrobuono ha posto l’accento sul digital divide, ricordando i dati emersi dal “Digital day” dei giorni scorsi: gli italiani che possiedono abilità informatiche medie o alte sono appena il 54%, ben lontani dall’80% di Finlandia e Norvegia. Neppure il 18% dei lavoratori ha ricevuto un’infarinatura informatica durante il proprio percorso di studi, mentre la media europea è del 30%.
“Superare il digital divide nel Paese, e soprattutto nelle campagne – ha commentato – è un problema di infrastrutture, ma anche di informatizzazione. Il sistema Paese è indietro rispetto alla media europea per la velocità delle connessioni. Solo il 36,3% delle abitazioni è coperto dalla banda ‘ultra larga’, contro una media europea del 68,1%. Non abbiamo dati aggiornati sull’informatizzazione delle aziende agricole, quelli del censimento agricolo di cinque anni fa rilevavano che sono poco più di 60 mila le aziende che utilizzano abitualmente il computer e circa 20 mila quelle che usano la rete internet. C’è comunque un nucleo vitale di imprenditori che sta proiettando in avanti l’agricoltura e che costituisce quella ‘minoranza trainante’ portatrice di una moderna cultura del fare impresa”.
“Dagli imprenditori più giovani sta venendo una spinta forte al cambiamento – ha osservato il presidente dei giovani Maiorano – e sono loro i veri protagonisti di questa rivoluzione culturale che spesso trova resistenze generazionali proprio all’interno dell’azienda”.