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Acqua, la differenza tra uso e consumo


E’ emergenza siccità e gli agricoltori sono nel mirino perché "consumano troppa acqua": il 51 per cento del totale, dicono le statistiche, ma i coltivatori usano l’acqua, non la consumano. Poi la restituiscono all’ambiente. E fanno di tutto per risparmiarla, anche perché la pagano cara. Per l’agricoltura l’acqua è un indispensabile fattore di produzione.

La causa prima dell’attuale carenza d’acqua è la scarsità di piogge, ma concause non secondarie sono una rete idrica vecchia e piena di buchi e la mancanza di sbarramenti di ritenuta e relativi bacini di accumulo.

Nove litri di pioggia su dieci vanno oggi dispersi, ed è un lusso che non possiamo più permetterci. Bisogna rimettere a posto gli acquedotti ed aumentare la capacità delle riserve idriche per non finire in crisi quando le precipitazioni scarseggiano. E come immagazzinare acqua se non facendo dei laghi artificiali e costruendo dighe?

Purtroppo in Italia solo a pronunciare la parola diga si provocano scandalo e reazioni avverse. Affermare di voler costruire degli invasi artificiali significa far partire un coro di no. Ti ricordano della diga che ha provocato morti. Vero, ma sarebbe come sostenere che non si deve più volare visto che sono precipitati degli aerei.

Il progetto per la costruzione di 2.000 bacini medi e piccoli – spesa di 20 miliardi in vent’anni – è stato presentato pochi giorni fa da palazzo Chigi. L’importante è che si parta al più presto. 213 progetti sono già cantierabili.

Cinque i progetti considerati strategici in Piemonte: il rifacimento dell’invaso sul torrente Sessera (provincia di Biella) in sostituzione dell’esistente, gli invasi in prossimità dei torrenti Moiola e Maira-Stroppo, entrambi nel Cuneese; la diga di Combanera, già progettata ma rimasta sulla carta. Non ultimo, il bacino sul torrente Molare, nell’Alessandrino: in questo caso non si tratta di costruire un invaso nuovo, ma di rimettere in funzione quello costruito nel 1955 e poi interrato.

L’Unione delle Comunità Montane del Piemonte da tempo insiste anche sulla necessità di programmare con interventi pubblico-privati la realizzazione di piccoli invasi, dai due ai dieci milioni di metri cubi d’acqua, in ciascuna vallata. Questi garantirebbero l’uso potabile, la produzione idroelettrica, il rilascio estivo per l’agricoltura, l’irrigazione di pascoli in quota. Senza contare l’importanza strategica in caso di incendi e calamità, oltre al ruolo turistico, legato al richiamo dei nuovi laghi artificiali.

E’ davvero ora di passare dalle parole ai fatti.

Lodovico Actis Perinetto, presidente Cia Piemonte