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Rossi: “Latte, il futuro c’è ma bisogna accontentarsi”


Lo chiamano il “signore del latte”, “mister prezzi”, il “guru del latte”… Ma Angelo Rossi, mantovano di Sermide, che stamattina, sabato 3 novembre, interviene tra gli ospiti del convegno sul mercato del latte organizzato da Confagricoltura a Fossano, non vuole parlare di sé, quanto piuttosto della sua creatura, Clal.it, il sito di statistiche sul settore lattiero-caseario più cliccato al mondo.
Un’avventura tanto virtuale, quanto con i piedi per terra, iniziata tredici anni fa, quando Rossi dismise i panni di dirigente di azienda lattiero-casearia per indossare quelli di editore digitale, insieme all’informatico Carlo Zapponi, ora manager di Nokia a Londra.
All’età di sessant’anni si trasferì in Irlanda per imparare l’inglese, fece corsi di informatica e di perfezionamento dell’italiano. Poi si tuffò nel web per pescare dati sulle quotazioni del latte e rielaborarli ad uso degli operatori del settore. Oggi della sua redazione fanno parte sette persone, che prevalentemente lavorano da casa, comunicando con il “capo” via Skype.
“Svolgiamo un lavoro di servizio alla filiera agroalimentare – osserva Rossi -, il nostro obiettivo è offrire uno strumento di conoscenza che serva ai professionisti del latte per ridurre gli errori e fare scelte consapevoli, sulla base di informazioni precise e puntuali”.
A che punto è la digitalizzazione dell’agricoltura?
“In ritardo, ma i giovani si stanno aprendo. Il nostro sito ha 5.600 iscritti, di cui circa 2 mila allevatori”.
Come vede la prospettiva del mercato del latte?
“Sono cautamente ottimista. La situazione va gestita con equilibrio, bisogna che tutti sappiano accontentarsi”.
I dati sembrano indicare una ripresa.
“Il mercato tira perché i prezzi sono bassi, in realtà il consumatore non ha più soldi e la filiera è sotto sforzo”.
Qual è il prezzo giusto per il latte?
“Dipende dal mercato, dal rapporto tra quantità prodotta e necessaria”.
Non dalle quote?
“Mi sono rifiutato di capirle e non vedo l’ora che nel 2015 finiscano. Per me quota è sinonimo di limite, personalmente credo solo nelle quote di mercato. Dopo di che, se le quote sono legge, vanno rispettate”.
Ma le quote sono servite a mantenere il prezzo remunerativo, o no?
“Questo è tutto da dimostrare. In realtà le quote hanno impedito all’Europa di seguire il trend in crescita dei volumi di latte a livello mondiale”.
A vantaggio di chi?
“In primo luogo, di Nuova Zelanda e Stati Uniti, pronti ad approfittare delle aperture del mercato”.
Cosa pensa dell’indicizzazione del prezzo del latte?
“Che è necessaria per offrire un riferimento al mercato e creare una mentalità sempre più responsabile, ma che non va confusa con il prezzo, oggetto di contingenze specifiche”.
Chi traina il mercato?
“Certamente i due formaggi grana sono sempre più determinanti, anche se non mancano di creare tensioni al ribasso su latte alimentare e formaggi freschi”.
Qual è l’elemento più temibile?
“Le impennate sconsiderate del prezzo dei foraggi, in particolare della soia. Dalle statistiche emerge nettamente la sperequazione nei confronti del latte”.
Per il futuro, ci sarà da temere la concorrenza dei Paesi emergenti, in primo luogo della Cina?
“Non credo. Dietro un allevamento da latte ci sono decenni di conoscenze, tecnologia, genetica… Non si tratta di un’attività che si inventa da un giorno all’altro”.