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“Diteci da dove arriva il latte del Piemonte”


Dopo l’arenarsi della trattativa regionale per stabilire il prezzo del latte alla stalla, a causa della indisponibilità totale degli industriali, Coldiretti Piemonte dichiara la mobilitazione del comparto.
Non è giustificabile che l’industria piemontese continui ad erogare un prezzo del latte alla stalla che non copre i costi di produzione, quando il mercato dei trasformati ha dato segni di evidente ripresa.
Dicono Paolo Rovellotti e Bruno Rivarossa, presidente e direttore di Coldiretti Piemonte: “Abbiamo chiesto agli industriali di pagare il prezzo del latte indicizzato storico. Ci sono nel mercato tutte le condizioni per adottare tale prezzo. Gli industriali speculano sul latte made in Piemonte, importando ingenti quantità di latte e derivati dall’estero, la cui utilizzazione finale potrebbe anche essere quella di costituire l’elemento principale di produzioni lasciate intendere per made in Italy. Chiediamo all’assessore Sacchetto di reperire con solerzia i dati all’UVAC (ufficio che rileva i dati delle importazioni zootecniche) e di renderli pubblici, in tal modo con dati alla mano potremo con certezza conoscere le destinazioni e conseguentemente i comportamenti di ogni singolo caseificio industria o multinazionale.
Siamo certi che i dati chiariranno il costante via vai di cisterne che circolano sulle strade piemontesi con targhe francesi, olandesi, tedesche, rumene e lituane, destinate ai luoghi di trasformazione operanti nella nostra regione. Tali comportamenti generano di conseguenza un danno alle imprese piemontesi che producono latte e a tutto l’indotto. I dati serviranno anche alle associazioni dei consumatori per fare chiarezza su eventuali pubblicità ingannevoli.
Coldiretti Piemonte con i dati richiesti all’assessore Sacchetto intende così verificare lo stato dell’arte delle importazioni e capire la realtà dei fatti e soprattutto di conoscere cosa sta succedendo nei caseifici e nelle multinazionali che operano in Piemonte.
Coldiretti Piemonte chiede anche all’assessore di attivarsi presso gli organi competenti per conoscere i dati inerenti le tipologie di industria chimica o alimentare che in Piemonte producono i fermenti lattici in laboratorio che danno origine alle cagliate che, magari unite al latte estero, possono ottenere prodotti finiti immessi sul mercato italiano in concorrenza sleale con le produzioni tipiche.
Concludono Rovellotti e Rivarossa: “Inizia così la mobilitazione degli allevatori piemontesi, con la volontà di lavorare su dati oggettivi nell’interesse delle imprese del settore e dei consumatori.”