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Fruitgas, energia e concime a portata di potatura


“Fruitgas”, la prima filiera test per la produzione di energia rinnovabile da residui di potatura e materiale espiantato, è stata presentata mercoledì 12 marzo nel Salone convegni di Confcooperative Cuneo, alla presenza di numerosi giovani, studenti e imprenditori frutticoli.
Un partenariato costituito dal capofila DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari), insieme a OP Ortofruit Italia (Saluzzo), Agrindustria (Cuneo), Azienda agricola Brunetti Paolo (Verzuolo) e Azienda agricola Olmo Michele (Costigliole Saluzzo), con il coordinamento scientifico di Paolo Balsari e Carlo Grignani e il cofinanziamento dell’Unione europea e della Regione Piemonte.

ENERGIA E BIOCHAR
Il progetto, avviato a ottobre 2012 e che si concluderà ad ottobre di quest’anno, riguarda principalmente le colture di pesco, melo e kiwi, sulle quali è stata condotta la prima tranche della sperimentazione. In parallelo, l’iniziativa intende stimolare un processo che sia in grado di semplificare la gestione del materiale vegetale per l’azienda frutticola, e di assicurare un mantenimento della fertilità del suolo attraverso il ritorno al terreno del biochar; il residuo del processo di gassificazione delle biomasse di scarto dei frutteti.

IL POZZO DEGLI SCARTI
Si parte dal presupposto che la quantità di scarti per le colture arboree, come stima l’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente, sia compresa tra il 10 e il 40 per cento rispetto alla quantità di prodotto utile (la frutta raccolta). Quasi mai questa importante massa vegetale viene reimpiegata in agricoltura, o utilizzata a scopo energetico; generalmente viene smaltita attraverso la trinciatura in campo o, occasionalmente, con la bruciatura in grossi falò, che comportano problemi di sicurezza, nonché ricadute negative in termini ambientali e di fertilità dei suoli (sebbene questa pratica sia in contrasto con il Testo Unico Ambientale in materia di rifiuti agricoli ed emissioni in atmosfera, oltre che con gli orientamenti della Politica Agricola Comune).

PERCHE’ GASSIFICARE
Il cuore del progetto è la gassificazione degli scarti di potatura, un metodo, come ha illustrato il responsabile di Agrindustria di Cuneo, Giuseppe Tecco, che consente la conversione delle biomasse in un gas di sintesi (syngas), che può essere a sua volta bruciato direttamente in motori a combustione interna, oppure utilizzato per produrre metanolo o idrogeno, o ancora convertito in combustibile sintetico. Trattandosi di un processo energetico con bilancio nullo del carbonio, la gassificazione delle biomasse agricole permette la produzione di un gas molto pulito, pertanto ecosostenibile. Anche altre tecnologie che producono biogas e biodiesel presentano un bilancio neutro del carbonio, ma la gassificazione può utilizzare una più ampia varietà di materie prime, pertanto è in grado di produrre una più ampia varietà di combustibili, risultando un metodo estremamente efficiente. Inoltre, porta all’ottenimento di un sottoprodotto, la biocarbonella vegetale (biochar) che – una volta stoccata nel suolo – può produrre un aumento del carbonio del suolo. La gassificazione della biomassa appare dunque una delle tecnologie più versatili ed economiche, con notevoli potenzialità di espansione, soprattutto per l’idoneità a realizzarsi in impianti di piccolo taglio.

INNOVAZIONE E OCCUPAZIONE
I coordinatori del progetto, Balsari e Grignani, hanno osservato come questa ricerca sperimentale possa rappresentare non solo una grande innovazione tecnologica ed ecosostenibile, ma anche un’interessante opportunità occupazionale, grazie all’esigenza di creare figure professionali qualificate per la gestione del cantiere di raccolta dei residui di potatura.

POTENZIALITA’ DEL CONCIME
Inoltre, se le attese sulle potenzialità fertilizzanti del biochar saranno confermate, si potrà aprire uno scenario molto promettente riguardo alla produzione di un concime, o ammendante organico, caratterizzato da una maggiore stabilità della frazione organica (rispetto ai tradizionali fertilizzanti come compost e letame), pertanto con margini di risparmio significativi per le aziende produttrici. D’altronde, proprio le potenzialità agronomiche e le performance ambientali del biochar (compresa l’origine esclusivamente vegetale), in Francia hanno reso possibile la sua registrazione nell’elenco dei concimi ammessi in agricoltura biologica. Circoscritto alla batteriosi del kiwi, infine, questo test di filiera consentirà di attuare buone prassi previste in ambito fitosanitario in tutte le fasi di gestione degli scarti dell’actinidia.

IL FRONTE DEL FRUTTETO
Sul fronte dell’operatività nei frutteti, Marco Grella e Marco Manzone, hanno evidenziato le modalità (impiego di rotoimballatrici, stoccaggio all’aperto…) e le criticità legate alla meccanizzazione della raccolta dei residui di potatura. I risultati migliori sono stati ottenuti sul melo a potatura tradizionale e sui kiwi, mentre appare più problematica la produzione di biomassa da pesco e melo a potatura “taille longue”.
Il convegno, moderato da Renata Cantamessa, era stato aperto dal presidente di Ortofruit Italia e Confcooperative Cuneo-Piemonte, Domenico Paschetta. In chiusura di giornata, le visite al gassificatore di Agrindustria Cuneo e alle aziende agricole Brunetti e Olmo.