Sezioni


E in agricoltura esordisce il “prezzo di cittadinanza”, provvedimento centrale del decreto emergenza


“Un importante passo in avanti per promuovere relazioni stabili e maggiormente equilibrate nelle filiere, tenendo conto della diversa dimensione economica delle imprese agricole”.

È il commento del presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia, sulla legge di conversione del cosiddetto “decreto emergenze” che è stata pubblicata il 28 maggio scorso sulla Gazzetta Ufficiale e che, oltre a prevedere misure per alcuni comparti in difficoltà, contiene indicazioni in materia di cessioni e quotazioni dei prodotti agroalimentari, che riguardano l’intera filiera agricola.

Nello specifico, su questo punto, il decreto legge prevede che i contratti di cessione dei prodotti agricoli, stipulati o eseguiti nel territorio nazionale, stipulati in forma scritta devono avere una durata non inferiore a dodici mesi e devono prevedere obbligatoriamente una serie di elementi (prezzo, quantità e qualità del prodotto da consegnare, durata del contratto, scadenze di pagamento, modalità di consegne etc). In realtà già l’art. 62 del decreto legge 1/2012 aveva previsto la obbligatorietà della forma scritta per la cessione dei prodotti agricoli e alimentari. Ora si aggiungono i riferimenti alla normativa comunitaria intervenuta successivamente.

Costituisce, inoltre, pratica sleale la mancanza di almeno uno degli elementi citati “nel caso in cui sia fissato dall’acquirente un prezzo significativamente inferiore ai costi medi di produzione”, che risulteranno dalle elaborazioni che saranno effettuate mensilmente da Ismea. L’aspetto centrale di questo provvedimento è sicuramente la fissazione di un prezzo di riferimento calcolato sulla base dei costi medi di produzione che saranno calcolati mensilmente da Ismea: è quello che è stato definito anche “prezzo di cittadinanza” e che vincolerebbe in maniera più stretta i prezzi dei prodotti agricoli ed agroalimentari ai costi di produzione.

Anche il settore suinicolo è interessato dal provvedimento, in quanto è stato approvato un articolo che istituisce il Fondo nazionale con una dotazione di 1 milione di euro per il 2019 e 4 milioni per il 2020. Le risorse sono utilizzate per interventi in de minimis finalizzate a: far fronte alla perdita di reddito degli allevatori di suini; garantire la massima trasparenza nella determinazione dei prezzi indicativi da parte delle CUN; rafforzare i rapporti di filiera nel settore; potenziare l’attività di informazione e promozione dei prodotti suinicoli presso i consumatori; migliorare la qualità dei prodotti ed il benessere animale negli allevamenti e promuovere l’innovazione attraverso contratti di filiera e organizzazioni interprofessionali.

Novità anche sul fronte pagamenti diretti Pac. Gli Organismi pagatori riconosciuti possono anticipare entro il 31 luglio di ogni anno il 50 per cento dell’importo richiesto allo scopo di alleviare le gravi difficolta finanziarie derivanti dalle conseguenze delle eccezionali avversità atmosferiche, delle gravi patologie fitosanitarie e dalla crisi di alcuni settori e ”fino al persistere della situazione di crisi determinatasi”.

“Si tratta di misure positive e condivisibili su cui Confagricoltura si è impegnata durante l’iter di conversione, cogliendo alcuni importanti risultati come le misure per le anticipazioni sino al 50 per cento dei pagamenti diretti della PAC al 31 luglio e le disposizioni per fronteggiare le pratiche commerciali sleali che vanno ora verificate anche alla luce della implementazione della direttiva comunitaria in materia – conclude Enrico Allasia –. Purtroppo non sono state colte alcune importanti integrazioni, sostenute anche dal coordinamento Agrinsieme, come l’estensione delle misure di emergenza anche ad altri comparti, come il mais. Tali proposte saranno ripresentate in futuro”.