La macroregione del mais all’attacco del ministro
di Ricerca per la Maiscoltura di Bergamo, rischia di affossare la coltura di mais,
con conseguenze disastrose anche per la zootecnia. L’assessore all’agricoltura
della Lombardia guida la protesta dei produttori del Nord Italia contro il ministro
“Raccolgo l’appello di Assomais con molta preoccupazione, perché il mancato finanziamento da parte del Ministero delle Politiche agricole al Crea – Unità di Ricerca per la Maiscoltura di Bergamo, rischia di affossare la coltura di mais, con conseguenze disastrose anche per la zootecnia”.
Si dichiara pronto a incontrare i rappresentanti di Assomais a Milano, insieme agli assessori delle Regioni dove la produzione di mais (passata da 1.450.000 ettari nel 2005 a meno di 800.000 ettari nel 2015) si concentra: Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna che, insieme alla Lombardia, di fatto costituiscono una macroregione a forte vocazione maidicola e zootecnica.
“Nel giro di 15 anni abbiamo perso l’autosufficienza anche nella produzione di mais – rileva l’assessore Fava – e adesso, con la minaccia di sospendere l’attività di ricerca perché il ministero delle Politiche agricole è senza soldi, si potrebbe avvicinare la catastrofe, con produzioni non idonee alle sfide dei cambiamenti climatici e degli attacchi fungini e con una sempre maggiore dipendenza all’import di mais, non si sa nemmeno se ogm o no”.
L’assessore Fava chiede alle Regioni del Nord di condividere una linea di intervento e di fare pressioni sul ministero delle Politiche agricole, affinché vengano trovate le risorse necessarie per proseguire la sperimentazione agronomico-varietale nazionale sugli ibridi di mais da granella e da trinciato integrale.
“Mi verrebbe da dire che Martina è un ministro bergamasco che si disinteressa del Nord per sostenere il sud – conclude Fava – ma l’incapacità di risolvere la questione della Xylella fastidiosa e la crisi generale che ha mandato in tilt i bilanci delle imprese agricole anche là, mi fa pensare che farebbe meglio a prendere sul serio l’incarico che svolge o a farsi da parte, perché gli agricoltori non hanno bisogno di ministri che fanno la passerella per quattro giorni a Vinitaly e allo stesso tempo si disinteressano del futuro dell’agroalimentare”.