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Psr Piemonte, cosa manca perchè diventi un vero strumento di programmazione


Il Programma di Sviluppo Rurale è il principale strumento con cui le Regioni Italiane supportano lo sviluppo del settore agricolo in tutte le sue forme. Ogni sette anni una programmazione, ed ogni periodo di riferimento ripropone aspettative negli agricoltori, spesso disattese, dal sistema di incentivi.

Il piano e le sue dinamiche di concertazione con le Associazioni di categoria, i crescenti vincoli imposti per l’utilizzo dei fondi, la ricerca di una soluzione informatica coerente a quanto richiesto per le procedure di domanda di contributo nonché per l’istruttoria, i tempi necessari alla pubblica amministrazione per seguire la normativa in materia di utilizzo di fondi, rendono macchinoso il meccanismo di validazione delle misure.

La programmazione attuale, riferita alla Regione Piemonte, si presenta, in ritardo di quasi 2 anni rispetto al periodo di riferimento 2014-2020, frutto di un complesso contraddittorio tra l’ente Regionale e l’Unione Europea. A seguito di un confronto con le organizzazioni di categoria arrivano i primi bandi nel dicembre 2015, relativi al miglioramento aziendale ed ai giovani agricoltori che ben presto lasceranno disattese le aspettative di migliaia di agricoltori.

Ci risparmiamo i tecnicismi e le complessità che l’intera filiera, da entrambe le parti sottolineo, ha dovuto affrontare per colmare le lacune riscontrate dalla stessa Regione Piemonte e dagli operatori coinvolti. Tutti i bandi pubblicati fino alla data attuale, sono stati più volte integrati da linee guida con l’obiettivo comune di fornire un contributo di chiarezza e si configura materia in continua evoluzione fino a lasciare comunque incompiuta la missione di utilizzare fattivamente il miliardo e cento milioni a disposizione di questa Regione.

Ed è qui il punto dolente. Come noto nel 2019 la Commissione Europea effettuerà una verifica dell’efficacia dell’attuazione (“Performance Review“) dei Programmi di Sviluppo Rurale al fine di allocare, con apposita decisione, l’importo della riserva di efficacia prevista per ciascuna priorità del PSR (art. 21, comma 3). La verifica avverrà esaminando il conseguimento dei target intermedi finanziari e fisici (“milestone”) per Priorità del PSR sulla base delle informazioni riportate nelle Relazione Annuale di Attuazione del 2019 riferita all’annualità 2018.

Inoltre, la Commissione Europea, in sede di verifica del Quadro di efficacia, può riscontrare anche una grave carenza nell’attuazione della priorità e ha la facoltà di sospendere, in tutto o in parte, i pagamenti intermedi per le misure afferenti la priorità stessa. La Rete Rurale Nazionale ha effettuato una ricognizione quantitativa del quadro della riserva di efficacia dell’attuazione nell’ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale, utilizzando come fonte dell’analisi gli indicatori fisici di realizzazione e finanziari la cui rendicontazione è prevista con cadenza annuale nelle Relazioni Annuali di Attuazione.
Si rende disponibile il documento di analisi quale ulteriore strumento per  la valutazione del corretto raggiungimento degli obiettivi del quadro di performance.

Ecco i dati relativi al Piemonte alla data del 30 giugno 2017.

Chi voglia analizzare nel dettaglio potrà far riferimento al seguente link:

http://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3390 cliccando sul file in pdf in calce alla pagina web.

Per tutti gli altri proviamo a dare qualche numero riassuntivo.

 

Fondi a disposizione della Regione dal 2014 al 2020 per il PSR: 1.093.054.267,16 Euro

Fondi spesi al 30 giugno 2017: 42.799.507,02 Euro

Percentuale di spesa sul totale fondi a disposizione: 6,08%

Media nazionale di riferimento: 10.04%

Obiettivo di spesa per il 31.12.2018 per la Regione Piemonte: 51.493.046,31 Euro

Se non si spendono altri 51.493.046,31 Euro si dovranno restituire il 10.93% dei fondi pari  a: 119.470.831,40 Euro

 

Non possiamo far finta di nulla. Questi dati sono quanto meno da analizzare.

Se dal 2014 al 2017 si sono spesi 42,8 circa milioni di Euro, come sarà possibile spendere 51 circa milioni di euro entro il 2018?

E’ una grande sfida che ci impone delle riflessioni sulle motivazioni per cui il PSR lasci sempre tutti sconfitti. Ogni PSR, da 15 anni a questa parte, ha creato attese sopravvalutate da parte delle aziende. Quali sono le responsabilità in merito alla gestione dell’ente regionale?

Non credo sia compito di un modesto tecnico di settore come il sottoscritto giudicare o valutare e spetta ad altri valutarne gli elementi che si sarebbero potuto migliorare nelle passate gestioni ed in quella attuale. Auspichiamo che La Regione Piemonte possa definire procedure e azioni che snelliscano i tempi di erogazione e definiscano, con maggiore efficacia, un percorso che possa evitare il pericolo di un eventuale disimpegno di risorse previsto nel 2019 nel caso non si ottemperasse a quanto stabilito dall’Unione Europea.

Quali altre responsabilità possono configurarsi al di fuori dell’esecutivo nella filiera, all’interno del cosiddetto “tavolo verde”?

E’ palese che, durante gli anni passati e attualmente si configuri un conflitto di interessi tra chi propone le regole e chi ne dispone i correttivi che non può generare una sinergia costruttiva. Segnaliamo che Le associazioni di categoria ricevono ogni anno dalla Regione Piemonte un supporto vitale in termini fondi (milioni di Euro) per lo sviluppo delle attività formative/informative che permette a talune di queste di erogare il loro servizio capillare alla base associativa. Questo elemento, sebbene assolutamente indipendente da altre misure del PSR relative agli investimenti, su alcune visioni contrapposte, potrebbe creare un timore a segnalare inefficienze o azioni correttive. Per questo la dinamica che si scorge nei “tavoli verdi” evidenzia problematiche e non raggiunge unitarietà di intenti tra tutti i portatori di interesse tralasciandole esigenze del settore.

La finalità di questa misura che prevede un supporto ad azioni informative e formative è anche quella di creare i presupposti per una crescita delle capacità imprenditoriali maggiormente volta a valutare cosa significa gestire un’azienda agricola rispetto a fornire servizi per farsela gestire. Il mondo digitale, il passaggio generazionale merita una maggiore considerazione ed è fondamentale trasferire al settore cosa chiede l’Unione Europea in questa programmazione per richiedere ed ottenere i fondi.

Se l’obiettivo è quello di fornire maggiori servizi significa che non avremo mai imprenditori in grado di gestire la propria azienda in autonomia, avendo quest’ultima sempre bisogno di avere qualcuno che svolge le mansioni operative. Il messaggio non può essere sempre quello di delegare l’operatività quanto quello di formare le aziende ad essere veri imprenditori. Non credo sia utile scaricare responsabilità sull’esecutivo di turno, sull’Assessore o sul funzionario più o meno collaborativo. E’ necessario formare imprenditori agricoli che sappiano programmare il proprio futuro e non si limitino a far fare delle domande di contributo a qualcuno per loro. Ciò che serve è formare imprenditori in grado di pensare a piani pluriennali di investimento.

Inoltre, è necessario chiedere alla Regione di avvicinarsi all’ultimo miglio riportando esigenze in fase di programmazione non in fase di apertura bando. Le regole si scrivono prima dell’uscita del Piano di Sviluppo Rurale non prima della misura in apertura. In quella fase occorre incidere chiedendo cosa serve e riportando le istanze al comitato di sorveglianza, alla commissione agricoltura dell’Unione Europea e tutto ciò che accade o meglio non accade dopo è solo demagogia venduta agli agricoltori come la conquista o la battaglia sindacale di turno.

Le nuove generazioni di imprenditori agricoli sono consapevoli di questa situazione e chiedono a gran voce di essere trattate da realtà produttive e non solo da base associativa. Ogni bando risulta un po’ più lontano da quanto comprendono ed ottenere fondi per i propri investimenti risulta impresa sempre più ardua rispetto alle aspettative iniziali. E’ evidente che a nessun operatore della filiera interessi spiegare cosa occorre imparare a fare per uno sviluppo aziendale, perché ogni azione che viene svolta è un azione dimostrativa e non una soluzione ai loro problemi.

Lo stato attuale del PSR Regione Piemonte è delicato, ma siamo in tempo per metterci mano creando le basi, quanto meno per spendere tutti i fondi che ci hanno concesso. Ci sono stati bandi in cui le richieste hanno superato di gran lunga i fondi disponibili e giovani che attendono, un premio per il primo insediamento in agricoltura, graduatorie che possono scorrere e finanziare molte aziende rimaste fuori da un primo o secondo riparto di risorse aggiuntive. Ci sono tutti gli strumenti per non perdere una buona occasione. Sono fiducioso che i fondi saranno, come in passato, pienamente utilizzati a fine programmazione, mentre non sono così convinto che qualcuno possa formare gli agricoltori perché non sia più sufficiente fare una semplice domanda di contributo, mentre diventa necessario pensare ad un piano di investimenti pluriennale per la propria azienda.

Bruxelles non ha mai previsto un “Piano di domande di contributo a fondo perduto” mentre, ogni 7 anni, concerta un“Programma di Sviluppo Rurale” con ogni stato membro ed anche con la nostra Regione. Alle aziende agricole piemontesi auguro di chiedersi sempre se i propri investimenti seguono una programmazione pluriennale e se questi sono prioritari per l’Unione Europea. In caso contrario inutile chiedere un contributo, prendersela con un funzionario o un politico della Regione Piemonte o con il tecnico che vi ha compilato la richiesta. Siamo artefici del futuro delle nostre aziende, cerchiamo un supporto concreto per avere tutte le informazioni per gestirle al meglio, non solo per occuparsi dell’operatività e della burocrazia perché una domanda di contributo è solo l’ultimo dettaglio di una vera programmazione.

 

Davide Abellonio

davide@finanzaeimpresa.eu