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Verità inconfessabili: i salami sono più cancerogeni del glifosato!


Il glifosato è un erbicida introdotto sul mercato da Monsanto nel 1974, ma il brevetto è scaduto nel 2000 e da quel momento è stato commercializzato da diverse aziende del settore in svariate formulazioni. Per la sua efficacia è stato accolto positivamente dagli agricoltori, tanto da essere ancora oggi uno degli erbicidi più utilizzati in agricoltura. L’Europa sta discutendo se metterlo al bando o meno.

Il comitato per la valutazione dei rischi dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (European Chemical Agency –ECHA) ha concluso che non ci sono prove scientifiche per classificare il glifosato come cancerogeno. La stessa Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha recentemente comunicato che il glifosato non è un interferente endocrino.

I contrari all’utilizzo del glifosato si fanno però forti del parere dello IARC (International Agency for Research on Cancer) che ha collocato il glifosato nella categoria 2A (probabili cancerogeni). I contrari non sanno o fingono di non sapere che nella stessa categoria 2A del glifosato lo IARC ha messo anche: le carni rosse, le emissioni dai caminetti a legna di casa, la manifattura del vetro, i fumi delle fritture e le bevande calde oltre i 65 gradi, ossia tè, caffè o un buon brodo caldo. Ma soprattutto non sanno o fingono di non sapere che lo IARC ha messo tra i sicuri cancerogeni della categoria 1, la massima categoria, gli insaccati, le bevande alcoliche (birra, vino e aperitivi), i superalcolici (grappa, limoncello), il fumo di sigaretta sia attivo che passivo e l’esposizione ai raggi UV (i raggi solari).

Il vero concetto, difficile da far passare, è che il vero problema non è la presenza di una sostanza probabilmente o sicuramente cancerogena (che è quanto fa lo IARC), ma la dose e la frequenza individuale dell’esposizione, che é il principio su cui lavorano tutte le altre agenzie al mondo: ECHA, EFSA, OMS ecc..  L’alcol ad esempio, per chiarire meglio il concetto, é classificato dallo IARC tra i sicuramente cancerogeni, ma lo diventa solo se assunto in dosi massicce. Un bicchier di vino a pasto invece non solo non fa male, ma fa addirittura bene.

Per quanto riguarda invece i sospetti sull’integrità scientifica di ECHA ed EFSA, altrettanti sospetti gravano sullo IARC. In mancanza di argomenti scientifici c’è un trucco a cui le opposte tifoserie (come nel caso del glifosato) ricorrono ogni qual volta gli scienziati sostengono tesi a loro non gradite: accusarli di essere al soldo di potenti lobby e di nascondere verità inconfessabili. Ma questa è un’altra storia.

 

(Fonte: Cia Piemonte)