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Vendemmia scarsa, ma l’Italia resta leader


Sono state presentate, questa mattina, giovedì 7 settembre, a Roma, le stime riguardanti la vendemmia 2017. Della loro elaborazione, attraverso il sistema di una fitta rete territoriale di osservatori del settore, si occupano l’Unione Italiana Vini e l’Osservatorio del Vino di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali).

Lo studio previsionale, effettuato tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre, indica la produzione italiana 2017 in 40,023 milioni di ettolitri, con una riduzione del 26,1% rispetto ai 54,140 milioni comunicati dall’Istat nel 2016.

Il valore, se confermato, rappresenta il minimo storico nazionale degli ultimi 50 anni con un segno meno di oltre il 20% in tutte le regioni ad eccezione di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Campania. In Piemonte le stime sono di un meno 27,5%, passando da 2.549.079 a 1.849.357 ettolitri.

La vendemmia è arrivata dopo un’annata decisamente bizzarra, caratterizzata da un inverno mite e asciutto e da gelate tardive mentre la prolungata siccità e le elevate temperature nelle stagioni successive hanno provocato lo stress idrico ai vitigni e alcuni problemi nel ciclo di maturazione delle uve.

Le anomalie climatiche, però, hanno interessato gran parte delle aree europee coltivate a vite. Per cui, anche nel 2017, l’Italia mantiene il primato produttivo mondiale superando i concorrenti storici della Spagna (38,4 milioni) e della Francia (37,2 milioni).

Il viceministro Olivero: “Dobbiamo vedere il bicchiere mezzo pieno, continuando a operare attraverso l’innovazione e la cura professionale dei vigneti”.