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Spunta l’uva senza semi al posto del kiwi malato


Nella pianura frutticola alle porte di Piasco, uno dei lembi della Granda più vocati alla frutticoltura di qualità, ad appena 60 km di distanza in linea d’aria dai 3.841 metri della vetta del Monviso, pare da qualche mese di essere in Puglia.
UVA AL POSTO DEI KIWI
Frutto di un’intuizione felice, di valutazioni attente, di analisi del terreno e del mercato, complice la batteriosi del kiwi, accanto a mele e quel che resta dei kiwi sono “spuntati” filari di uva da tavola senza semi, un prodotto che ha uno spazio commerciale molto importante.
La prima analisi di mercato risale al 2010 ed è condotta dallo staff tecnico e commerciale dell’Agri Valle Bronda, una delle realtà più dinamiche del cuneese nel campo dei servizi tecnici per le imprese agricole, frutticole e vitivinicole.
L’intuizione è supportata anche dalla memoria dei vecchi e dalle analisi storiche: nelle nostre campagne già nei primi anni del 1900 esistevano oltre ai pascoli veri e propri vigneti chiamati localmente “autin”, in particolare nella zona pedemontana, ma anche nelle pianure circostanti.
PIEMONTE CHIAMA PUGLIA
Dopo le prime analisi confortanti, nel 2011 prende avvio una partnership con uno dei più importanti vivaisti di viti europei, da cui nasce la collaborazione con un tecnico specializzato su uve apireni della Puglia.
Di lì a poco – nel giugno 2012 – i primi 5 vigneti di due varietà: una bianca e una rosata. La scelta per l’uva da tavola apirena nel territorio piemontese si è orientata su varietà a maturazione medio tardiva, che si collocano sul mercato in un periodo che non è in concorrenza con il tradizionale mercato di queste uve di provenienza del sud d’Italia. Anche il periodo di raccolta è interessante, in quanto coincide all’incirca con la raccolta del kiwi che in certe aziende è venuta meno.
REAZIONE D’ORGOGLIO
Claudio Capitini, amministratore della Agri Valle Bronda di Pagno, è giustamente orgoglioso dei primi risultati concreti del progetto e mentre ci accompagna fra i filari di viti racconta la nascita dell’idea: «In seguito all’evoluzione della batteriosi del kiwi, sul territorio ci siamo mossi su più fronti per trovare alternative valide a salvaguardia del reddito delle nostre aziende agricole. Il nostro obiettivo fondamentale è mantenere il grande patrimonio di aziende agricole esistenti, già fortemente provato anche dalla crisi economica globale. Partendo da questi presupposti abbiamo contattato diverse realtà di eccellenza nel settore uva da tavola, per impostare al meglio il nostro progetto. Oggi – a soli 15 mesi dalla messa a dimora del primo impianto – siamo molto soddisfatti di questo periodo di sperimentazione e assolutamente fiduciosi che la coltura dell’ uva da tavola apirena possa avere una interessante diffusione anche sul nostro territorio».
RICONVERSIONE DEI FRUTTETI
Gli fa eco Franco Monge, responsabile tecnico dell’Agri Valle Bronda: «Il nostro obiettivo – dal punto di vista tecnico – è stato anche quello di riadattare gli impianti di sostegno del kiwi apportando solo alcune modifiche senza “disfare” tutto, ed infatti siamo riusciti a recuperare totalmente la struttura esistente. Dalla messa a dimora delle piante abbiamo monitorato costantemente tutti gli aspetti tecnici di evoluzione della pianta e ad oggi riteniamo che le scelte fatte, sia sul materiale di propagazione sia sulle distanze di impianto, sono state corrette».
«Siamo oltremodo convinti – prosegue Franco Monge – che questo tipo di innovativo impianto possa permettere di ottenere produzioni importanti al pari delle zone storicamente produttrici di uva da tavola. Per questo progetto è stata fondamentale la collaborazione con il dottor Tagliente – agronomo pugliese specialista nella coltura dell’uva apirena – che ci ha fornito tutte le indicazioni necessarie: dalla fase di progettazione dell’impianto alla scelta delle varietà ed alla combinazione varietà/portainnesto».
UNA SFIDA APPASSIONATA
«E’ un progetto molto ambizioso a cui ho il piacere di collaborare», ci dice con passione Maurizio Ribotta, responsabile tecnico di Confagricoltura Cuneo e libero professionista, passeggiando tra i filari carichi di splendidi grappoli scarlatti.
«La frutticoltura piemontese – prosegue – si trova in un momento di evoluzione nell’orientamento produttivo e l’uva apirena può essere un’interessante novità. Da qualche settimana stiamo monitorando attentamente i parametri organolettici al fine di individuare il momento ideale per la raccolta. Ad oggi i parametri di maturazione risultano essere davvero molto interessanti. Il percorso di sperimentazione è ancora lungo ma i primi risultati sono decisamente confortanti».
La nostra passeggiata in questo pezzo di Piemonte che assomiglia un po’ alla Puglia è terminata, ma per qualsiasi informazione e chiarimento è possibile rivolgersi all’Agri Valle Bronda di Pagno (www.agrivallebronda.com).
Floriano Luciano