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Serve un piano per le colture proteiche


L’Europa importa attualmente il 95% della soia di cui necessita, di cui l’82% è ogm. Usa, Brasile e Argentina sono i tre Paesi maggiori produttori di soia: insieme fanno l’84% del totale prodotto con oltre 260 milioni di tonnellate.
In Europa si coltivano circa 600 mila ettari a soia. Se l’Europa volesse divenire indipendente per la soia, dovrebbe moltiplicare per venti le attuali produzioni, passando dai 600 mila ettari attualmente coltivati a ben 13,5 milioni di ettari. In Italia, la superfice a soia raccolta nel 2014 si stima essere stata di circa 250.000 ettari.
Aumentare la produzione europea e nazionale di soia è vitale perché la nostra zootecnia non puo’ rimanere legata mani e piedi, in eterno, all’importazione dall’estero di un prodotto essenziale per la sua sopravvivenza. L’eccezionale impennata dei prezzi della soia e delle farine proteiche nel 2012 ha messo in evidenza il grave rischio di una tale dipendenza estera di proteine vegetali. Più soia prodotta in Europa andrebbe anche incontro alle richieste di prodotti ogm free, sebbene andrebbero anche rivalutate le posizioni sugli ogm. Il biotech si è infatti evoluto parecchio nel tempo e sarebbe quindi ora di riprendere un tema che ormai a livello mondiale sta dimostrandosi vitale.
Occorre un piano europeo per lo sviluppo delle colture proteiche. Non solo soia, ma anche piselli, fave, favini e erba medica con l’obiettivo non di produrre nell’Unione europea la totalità del fabbisogno, ma almeno di migliorare l’approvvigionamento interno a vantaggio degli utilizzatori, soprattutto gli allevatori. Un piano che la Cia sollecita da tempo rimanendo inascoltata.
Nella Pac 2014-2020, oltre al sostegno accoppiato, sono previsti alcuni strumenti per lo sviluppo delle colture proteiche, ma non bastano. Serve iniziative più forti e decise a sostegno delle colture proteiche.

(Fonte: Cia Piemonte)