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Se i politici sono disonesti le case perdono valore


La presenza di una classe politica locale disonesta fa crollare del 44 per cento il valore della casa e si classifica tra i fattori esterni piu’ importanti nel determinare il valore del bene piu’ amato dagli italiani.
E’ quanto emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine su “I comportamenti degli italiani nel tempo della crisi”, realizzata da Coldiretti-Swg a ottobre 2012, illustrata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio.
Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di una conferma indiretta dell’incidenza che la presenza di una classe politica lungimirante ed onesta ha sulla vita degli italiani nelle proprie abitazioni, ma anche nell’esercizio dell’attività di impresa. Il valore della casa infatti scende fino al 58 per cento se nel quartiere manca la legalità, che è l’elemento esterno che dà maggiore valore aggiunto alla casa.
A provocare un deprezzamento concorrono anche la mancanza di servizi sociali e sanitari diffusi che fa scendere il prezzo del 52 per cento, di opportunità di lavoro (del 51 per cento), della viabilità (del 46 per cento) e di un paesaggio incontaminato e di una gestione ambientale che possono far scendere le quotazioni del 41 per cento. Non è un caso che per quasi la metà (49 per cento) degli italiani la principale causa delle difficoltà del Paese è la fragilità politica che – rileva la Coldiretti – batte addirittura l’elevato debito pubblico, indicato dal 45 per cento degli italiani.
“Vi sono ‘beni’ dalla cui stabilità dipendono le energie stesse e la coesione dell’intera comunità: ci riferiamo alla salute, alla formazione, al concetto di sussidiarietà, alla strumentazione scientifica, a condizioni di lavoro dignitose che necessariamente comprendono una soglia di reddito equa per tutti” ha affermato il presidente di Coldiretti, Sergio Marini, nel sottolineare che “è tempo quindi di ripensare lo sviluppo in una logica di benessere secondo principi di sostenibilità, etica del lavoro e coesione sociale. Il Pil in tal caso è strumento e non fine ultimo di una crescita sostenibile”.