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Riso Piemonte, l’assessore scrive all’industria…


La gravissima situazione in cui versa la risicoltura italiana ha necessità di interventi decisi e veloci. Se da una parte l’etichettatura obbligatoria appare come una novità non più rinviabile, proprio a tutela di quel riso italiano e piemontese che in questo mercato opaco trova poco spazio e una sostanziale impossibilità di proporsi seriamente ai consumatori, e se la clausola di salvaguardia potrebbe essere un elemento di moderazione del mercato, almeno nel breve periodo, è evidente che senza una vera disponibilità dell’industria risicola ogni tentativo di superare la crisi difficilmente potrà essere efficace.

E’ necessario che l’industria prenda subito coscienza della situazione. Ad esempio, non si può continuare con questo andamento dei prezzi in campagna, ingiustificato perché non ci sono crolli del prezzo del riso al consumo, almeno sul mercato interno, tali da giustificare un ribasso dell’entità che sta vivendo il comparto.
Occorre che su questo l’industria cambi registro.

E’ poi necessaria una ripartizione delle scorte, in modo da assicurare il ritiro del prodotto a un prezzo equo, e una ristrutturazione della filiera, con una contrattualistica che sia al passo con i tempi. Mi spiego meglio: penso a contratti di ritiro, anche pluriennali, che non discriminino alcun produttore e siano stipulati prima delle semine con un prezzo equo, cioè un prezzo con una forbice il cui minimo non possa scendere sotto il costo di produzione.

E’ impossibile ciò? per l’annata 2017 si potrebbe ancora proporli prima del raccolto.

Inoltre è necessario valorizzare il riso piemontese. Oltre all’etichettatura obbligatoria, ormai imprescindibile, bisogna partire dalla istituzione delle denominazioni di origine e delle Igp, in modo da chiudere per tempo una lunghissima fase in cui la valorizzazione del prodotto è stata dimenticata e sottovalutata. Insieme al prodotto, occorre valorizzare il suo territorio, creando una sinergia con operazioni congiunte con il vino, le carni, i formaggi, le nocciole, e altro sul mercato interno e su quelli internazionali.

Se l’industria non si impegna con noi nella scommessa della valorizzazione, sul modello di altri settori, in modo che diventi un elemento centrale nell’azione di rilancio del riso piemontese e italiano, ogni discorso rischia di trasformarsi in parole vuote, quelle che ormai sempre meno servono al paese, ai risicoltori, ai
consumatori.

Per questi motivi vorrei utilizzare le molte energie che vengono dal territorio non in inutili contrapposizioni, che però di questo passo saranno inevitabili, ma per costruire un futuro importante per tutto il comparto.

Giorgio Ferrero
assessore all’agricoltura del Piemonte

(Nella foto: Giorgio Ferrero)