Sezioni


Riflessioni d’estate la Coldiretti del fare


A turbare la pausa estiva, non c’è solamente la sentenza della Cassazione che condanna Mediaset, rispetto alla quale sono messi in discussione una serie di equilibri che rischiano di gettare il Paese nell’ingovernabilità, ma vi è una situazione economica alquanto preoccupante, che quotidianamente gli Istituti di Statistica non perdono occasione per evidenziare.
Dal 2008 ad oggi, l’Italia ha perso un milione di posti di lavoro, affiancando così gli altri paesi europei, da sempre considerati il fanalino di coda: il Portogallo e la Grecia, ancora oggi in costanti difficoltà. La Spagna che qualche anno fa era considerata il paese europeo che aveva saputo meglio reagire alla crisi internazionale, oggi è alle prese con un sistema economico interno che vede la disoccupazione a valori indescrivibili e la totale assenza di investimenti da parte delle imprese.
Si è anche rotto il famoso asse Parigi – Berlino: mentre la Francia ha perso la tripla A, la Germania dal 2008 ha aumentato di un milione e mezzo i posti di lavoro. Tutto questo per evidenziare che la politica del rigore, quando attuata con serietà e fermezza, dà i suoi frutti.
La Cina ha ridotto del 2% il proprio tasso di crescita, passando dal 9 al 7%.
La problematica religiosa e del mancato equilibrio in Turchia genera anche squilibri a livello economico con aziende che un tempo vedevano nel blocco islamico evoluto una reale possibilità di espansione, mentre oggi intraprendono politiche di investimento molto prudenti.
Per stare ancora ad aziende di casa nostra, un veloce commento degli atteggiamenti della Fiat. Da fabbrica italiana, a multinazionale con sede a Detroit, oggi pare che l’azienda stia portando la sede aziendale in Olanda, dove sarebbero previsti anche una serie di investimenti operativi.
Tutto questo perché non basta auspicare la detassazione delle imprese o la diminuzione dei costi del lavoro. Sono politiche che vanno realizzate e l’Olanda, con la Germania queste cose le sta facendo. Resta l’amarezza che un’azienda come la Fiat abbia per anni ricevuto consistenti aiuti economici dall’Italia privatizzando gli utili e lasciando al Paese debiti e disoccupazione.
Di qui, la considerazione che le imprese vanno legate al territorio per evitare fenomeni a dir poco deleteri dal punto di vista economico.
Venendo al Piemonte, secondo i dati rilevati da Coldiretti, nell’ultimo anno sono aumentate le esportazioni dei prodotti agroalimentari, in linea con quanto sta avvenendo nel resto del Paese. I progetti economici di Coldiretti hanno però generato un aumento di fatturato da parte delle imprese agricole oltre duecento milioni negli ultimi quindici mesi. Si pensi al mercato del latte che con il polverizzatore ha tonificato il prezzo, per cui il prezzo regionale non è più un problema degli allevatori. Si pensi ai progetti realizzati nel settore delle nocciole, agli accordi per la fornitura di frutta, alle aziende industriali di bibite, alla produzione su larga scala di ortaggi da industria. Ma vorremmo anche ricordare il lavoro svolto nel settore delle vacche a fine carriera con contratti di fornitura gestiti direttamente dagli allevatori, per non parlare poi della ricerca riuscita di nuovi spazi di mercato per la carne di razza bovina piemontese.
Quando si afferma che Coldiretti è un’Organizzazione che ha saputo crescere e interpretare i bisogni delle imprese, non si tratta di slogan bensì della costatazione oggettiva di una situazione molto migliorata nell’interesse dell’economia agricola cuneese e nazionale.