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Razza Piemontese segnali di speranza


Alla vigilia della nuova annata zootecnica, gli allevatori della razza Piemontese tracciano, nel corso di un incontro organizzato dall’ANABORAPI in collaborazione con la Sezione Piemontese dell’APA di Cuneo, un bilancio a luci ed ombre, si misurano con il cambio di assetto organizzativo su base regionale per risparmiare sui costi mantenendo la qualità dei servizi, e sono disposti a ulteriori investimenti per essere sempre più protagonisti sul mercato.
Ad aprire i lavori è il presidente dell’Anaborapi Albino Pistone, che aggiunge un elemento concreto di speranza: “Il lavoro svolto fino a oggi ha prodotto risultati. Ora la Piemontese è conosciuta da tutti, siamo competitivi sul prezzo, anche se non ancora tutti in Italia mangiano la nostra carne. Vuol dire che c’è ancora molto spazio, per farci conoscere e apprezzare dai consumatori che già ci stimano”.
Il presidente della Sezione Razza Piemontese Renato Giordano ribadisce la volontà di guardare avanti con coraggio, senza aspettarsi troppo in fatto di aiuti pubblici. “Abbiamo visto – ha sottolineato Giordano – che la commercializzazione diretta paga, dobbiamo aiutarci da soli”.
Assente il presidente Apa Roberto Chialva, a Roma per impegni in sede nazionale, è il direttore del’associazione allevatori Bartolomeo Bovetti a far vibrare nella platea dei soci le corde dell’orgoglio di categoria: “Non facciamoci condizionare dalle difficoltà del momento, che esistono a cominciare dai recenti contraccolpi per la carne di cavallo spacciata per manzo. Il nostro impegno è di continuare a lavorare bene e continuare a investire per tenere il passo di un mercato che si amplia offrendoci la possibilità di crescere”. In questa direzione, il dottor Bovetti ha accennato a promettenti trattative per potenziare la presenza nella grande distribuzione organizzata, “sempre più interessata alla carne Piemontese”.
Sullo sfondo, resta il problema del nuovo regolamento Ue sulla certificazione delle carni, con l’abolizione dell’etichettatura facoltativa, una norma che permetteva di inserire informazioni volontarie su razza, sesso, alimentazione dell’animale. Ora che lasagne, hamburger e tortellini contenenti carne di cavallo, spacciata per manzo, sono finite nei supermercati e nelle mense di mezza Europa, Italia compresa, la questione delle etichette torna con forza. Il tentativo che vede in prima fila il sistema allevatoriale italiano è di riaprire il “dossier trasparenza” all’interno della discussione sulla nuova politica agricola comune.