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Quote latte ridotte a chi produce meno dell’85%


Il Ministro per le Politiche agricole e forestali Mario Catania, ha firmato il decreto che concerne la “riduzione d’ufficio quota latte se la produzione è inferiore all’85%” che ora sta seguendo il normale iter, ovvero la registrazione presso la Corte dei Conti prima della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Il passaggio cruciale di questo decreto riguarda i produttori che già nelle due precedenti campagne hanno avuto la deroga (ossia non hanno raggiunto l’85% della produzione, ma hanno ugualmente mantenuto l’intera quota): questi produttori se in entrambe le campagne precedenti hanno prodotto meno dell’85% della quota non potranno più farlo nella corrente campagna, pena la decurtazione d’ufficio della quota (se invece hanno raggiunto la soglia succitata in una sola delle due campagne potranno usufruire ancora della deroga, ossia non verrà loro decurtata la quota).
L’associazione Produttori Latte del Piemonte ha inviato una nota sull’argomento al Ministro Catania ed all’assessore regionale Sacchetto. Riportiamo il testo del documento.

Preg.mo sig. Ministro,
in relazione al decreto di cui all’oggetto vorremmo sottoporLe la seguente riflessione.
Come a Lei noto l’andamento della produzione del latte si colloca in base ai dati diffusi da AGEA ad un più 2% (cumulato da Aprile a Settembre 2012) circa rispetto alla campagna 2011/2012.
Da ciò ne deriva che nella campagna in corso vi sia un elevato rischio di splafonamento come da Lei e da AGEA segnalato in diverse occasioni.
Tali ammonimenti diffusi dagli organi di stampa e prima ancora dalla nostra Associazione hanno da un lato responsabilizzato i produttori, ma nel contempo hanno generato una crescente ricerca di quote latte in affitto, con relativa impennata delle quotazioni, in quanto il meccanismo è semplice:
– o si riduce (ma si sa, le vacche non hanno il rubinetto);
– o si affitta (per avere la necessaria copertura di quote latte);
– o si spera nella compensazione.
Ma per prendere quote in affitto occorre che vi sia qualcuno che non le munga ed anche per compensare occorre che vi siano delle quote latte non prodotte.
Ora, in una situazione come quella sopra sintetizzata, a cui si aggiunge che una minor produzione riequilibrerebbe il rapporto offerta/domanda, a tutto beneficio del prezzo del latte in campagna, riteniamo stridente ripristinare di fatto, per alcune categorie di produttori, il vincolo a produrre più dell’85% pena la riduzione proporzionale della quota latte detenuta con la conseguenza di stimolare la produzione e di mettere il settore in maggior fibrillazione.
A nostro giudizio, pur tenendo conto, che la restrizione nasca con l’obiettivo lodevole di limitare “rendite di posizione”, prevalgono, per le motivazioni sopra espresse, gli argomenti che ci portano a chiederLe un pronto intervento di revoca del punto 2 dell’art.1, tenuto anche conto che ci troviamo in un periodo definito di “atterraggio morbido”, dove riteniamo che sia necessaria ogni elasticità utile a non penalizzare un settore già penalizzato da enormi sofferenze e tensioni.