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Quando la mangiatoia non è quella della casta


L’immagine del presepe come metafora del mondo agricolo colpisce nel segno. Tutto, nella scena della Natività, appartiene alla ruralità: il bue, l’asinello, la paglia, la mangiatoia, i pastori… Come anche le stelle (a cominciare dalla cometa) e la luna, che ancora oggi rimangono fondamentali nel guidare tanti lavori in campagna, dalle semine dei campi all’imbottigliamento del vino.
E’ vero che Gesù Bambino poteva nascere e nasce ovunque, ma il fatto che la scena madre della Notte Santa avvenga in una stalla, piuttosto che, ad esempio, negli uffici degli immancabili esattori romani in Palestina, sotto sotto riempie d’orgoglio il cuore degli agricoltori di ogni tempo.
Dopo oltre duemila anni, gli elementi naturali della Natività sono rimasti gli stessi, come l’agricoltura, che pur ammodernandosi continua a misurarsi ogni giorno con il ciclo della vita e delle stagioni.
Sarà per questo che i contadini manifestano da sempre un’indole insofferente alle regole degli uomini e delle società. Avendo a che fare con la natura, sanno che nulla al di fuori di questa è destinato a restare, perciò vivono tendendo a dare poca importanza a tutto il resto. Tanto insofferenti, per la verità, quanto pazienti, come appare evidente quando si sorprendono seri e compassati davanti alla scrivania del geometra per l’accatastamento immobiliare, mentre in cuor loro vorrebbero essere nella stalla, che incomprensibilmente diventa un numero di mappa urbanistica e non più il luogo, in realtà, di tante irripetibili natività.
Nel Natale 2012, la parola d’ordine della filiera agricola è: “abbiamo tutti bisogno che ci lascino lavorare”. I nostri allevatori, come i frutticoltori e i vignaioli, sono elogiati in tutto il mondo, ma i conti non tornano più e c’è bisogno di capire dove si andrà a finire. Nella baraonda legislativa, si sono prese strade innaturali che hanno riempito i campi di pannelli fotovoltaici e svuotato le greppie degli animali per alimentare gli impianti del biogas. Ora si sta facendo marcia indietro, mentre ancora nulla di sufficiente si registra sul fronte dell’equa retribuzione dei prodotti agricoli. La pressione fiscale è ai massimi storici, il mercato in crisi.
Tuttavia, il Natale viene anche per questo. Non ridurrà le bollette, ma ricorderà che non sono la cosa più importante.