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Psr Piemonte, perchè non finanziare gli insedianti come fanno in altre Regioni? Ad esempio, in Calabria…


Nonostante le previsioni di budget dedicato alle agevolazioni previste dal PSR 2014-2020 per la Regione Piemonte fossero decisamente maggiori rispetto al passato, i bandi delle relative misure 6.1.1. e 4.1.2 non sono stati sufficienti a soddisfare le richieste pervenute.

Per la prima volta da quando sussiste la possibilità di supportare economicamente il ricambio generazionale, la Regione Piemonte ha dato luogo ad esclusioni di aziende richiedenti considerandole ammissibili, ma non finanziabili per mancanza di risorse.

Senza entrare nei dettagli tecnici di una programmazione che non ha saputo leggere e correggere una previsione di richieste maggiore rispetto alle attese, vediamo cosa è successo e quali soluzioni concrete si sono adottate e forse si potrebbero ancora valutare.

Premettiamo che, per la prima volta, il PSR ha previsto che un giovane insediante fosse già in possesso di partita Iva al momento della richiesta del premio previsto dall’azione 6.1.1 e non la detenesse da più di 12 mesi dall’apertura del bando. L’intento è stato quello di velocizzare il processo di insediamento e di selezionare, tra le aziende potenzialmente partecipanti, coloro che hanno concrete motivazioni rispetto a quelle che avrebbero “giocato” su una promessa di insediamento futura nella sola speranza di ottenere un contributo.

Secondo quanto comunicato dal rapporto pubblicato sul numero di giugno di Agricoltura – rivista Regione Piemonte Assessorato Agricoltura – si sono affidati o attivati circa 49,5 milioni di Euro di fondi per i 3 bandi (2 del 2016 e 1 nel 2017) per la sola misura 6.1.1 supportando più di 1000 giovani agricoltori. Per quanto concerne la misura del miglioramento aziendale riservata ai giovani, la stessa fonte, cita che grazie ai 2 bandi sono stati concessi 32,7 milioni di Euro per i relativi piani di investimenti presentati.

I dati più preoccupanti tuttavia sono quelli relativi a quanti giovani non hanno ottenuto questo supporto in quanto non hanno potuto raggiungere il punteggio sufficiente per essere finanziabili.

In particolare, ci sono giovani che non hanno potuto ottenere il premio previsto per l’insediamento della misura 6.1.1 in quanto non finanziabili nel primo bando e impossibilitati a partecipare al secondo ed al terzo per sopraggiunti limiti di età (41 non compiuti) oppure per avere aperto una partita Iva da più di 12 mesi dall’apertura del secondo bando.

Altro dato da valutare è relativo al numero di giovani che,  pur presentando nuovamente la richiesta per il premio di insediamento, non hanno potuto ottenere un supporto sul proprio piano di investimenti in quanto tra la prima richiesta e la seconda avevano già affrontato le spese per il miglioramento aziendale e, secondo quanto previsto dalla normativa di bando, non sarebbe stato possibile richiedere alcun contributo su spese già sostenute.

Un altro elemento importante da tenere a mente è che la presentazione congiunta di entrambe le misure di insediamento e miglioramento avrebbe costituito priorità di assegnazione di punteggio e per questo si è tentato di fornire ai giovani la possibilità di ri-presentare le domande ed il piano di investimenti non finanziati in precedenza, a patto che non si variasse nulla rispetto alla prima richiesta e non si richiedessero contributi per gli interventi già ultimati al momento della seconda richiesta.

Questa opportunità, che inizialmente sarebbe stata comunque premiante fornendo una priorità di valutazione alle aziende che avrebbero ri-partecipato per la seconda volta, si è rilevata altamente penalizzante per le aziende il cui titolare avesse già provveduto, dal proprio insediamento all’apertura del secondo bando, a procedere a strutturare l’attività aziendale, acquistando le attrezzature necessarie a lavorare.

Nonostante si sia disposto nel secondo bando che gli investimenti già effettuati contassero ai fini dell’assegnazione del punteggio (ma non per l’assegnazione di contributi sui beni acquistati in precedenza) il piano di investimenti congiunto insediamento-miglioramento non raccoglie le adesioni sperate di tutti i giovani rimasti tra i non finanziabili del primo bando. Anche per questo caso, sebbene non riscuota il successo sperato, qualche azienda rimane tra coloro definibili quali “ammessi ma non finanziabili per mancanza di risorse”.

Quasi contemporaneamente si apre comunque un terzo bando a cui si può partecipare per il solo premio di insediamento. Gli insedianti senza piano di miglioramento raccolgono pochissime adesioni che vengono comunque soddisfatte per tutti i richiedenti, a seguito di uno scorrimento di graduatoria ed un rifinanziamento della misura con i risparmi di spesa dei bandi precedenti.

All’alba della pubblicazione di un possibile IV bando si scopre che la gestione della misura a livello regionale ha incontrato rigidità e limiti che altre regioni italiane non hanno assolutamente imposto ai giovani agricoltori.

Vorrei portare un esempio concreto che possa essere utile alla riflessione: Regione Calabria.

Apre un bando nel 2017 e si trova nella stessa situazione della Regione Piemonte. Molte domande risultano ammissibili e non finanziabili. Nell’arco di un anno riapre un secondo bando e definisce alcune indicazioni. Citiamo le principali differenze rispetto al PSR Regione Piemonte: il giovane che partecipa al secondo bando rinuncia alla prima istanza. Per coloro che hanno già effettuato investimenti si farà riferimento al bando precedente e quindi saranno ammesse spese già sostenute, l’importante è che si sia provveduto a segnalarle sia nella prima che nella seconda richiesta di contributo. Chi ha già compiuto 41 anni si fa riferimento all’età di quando ha partecipato al primo bando.

In pratica, non volendo finanziare solo coloro che hanno avuto l’intuizione di partecipare al primo bando, con un ulteriore stanziamento a valere su quella graduatoria, al fine di dare una possibilità anche ad altri di partecipare in una seconda sessione, definisce comunque una priorità mantenendo invariate le condizioni presentate nella prima istanza.

Risultato: l’ente ha conferito priorità a chi ha già presentato e non ha avuto fondi, possibilità di finanziare spese già sostenute unitamente alla possibilità partecipare a chi ha deciso successivamente di insediarsi in agricoltura. Certo il bando (il primo) deve prevedere questa possibilità e se non la prevede si dovrà convenire che la prima richiesta è pre-domanda della seconda e quindi l’ente di controllo di riferimento concederà all’ente regionale di procedere a collegare le due istanze. Ciò che non viene concesso dalla Regione Piemonte è concesso dalla Regione Calabria.

Mi auguro che questa indicazione, sebbene tardiva, possa rivelarsi uno spunto di approfondimento per verificare se sussistono le stesse condizioni per applicare queste regole anche nella Regione Piemonte per i prossimi bandi.

Inoltre, da tecnico vicino al settore Agricoltura, auspico una collaborazione fattiva tra le Regioni affinché problematiche comuni relative alla gestione delle misure dei rispettivi PSR possano essere affrontate con l’adozione di soluzioni che facilitino il pieno utilizzo dei fondi europei a nostra disposizione.

Non tutto è perduto o almeno qualche centinaia di giovani agricoltori piemontesi se lo augurano vivamente.

 

Davide Abellonio