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Psr Piemonte l’assessore risponde


Nell’intervista che compare sul numero di febbraio de “L’Imprenditore agricolo”, l’assessore regionale all’Agricoltura del Piemonte, Giorgio Ferrero, risponde alle domande sullo stato di attuazione del Piano di sviluppo rurale.
Al termine del primo anno di “rodaggio” e dopo tante polemiche, lo strumento finanziario più importante per l’economia agricola del Piemonte mostra luci e ombre.
Qui di seguito, un ampio stralcio dell’intervista.

Assessore Ferrero, secondo i dati della Rete rurale nazionale, il Piemonte non è ben messo nella classifica dell’utilizzazione dei fondi europei destinati all’agricoltura. L’aspetto più critico riguarderebbe le operazioni a investimento…

«La gestione delle operazioni a investimento e l’insediamento giovani procedono secondo i tempi attesi: i tempi per i pagamenti dipendono dai tempi impiegati dalle aziende agricole per avviare e realizzare i lavori; è prevista la possibilità per le aziende di chiedere anticipi a inizio lavori, ma è una facoltà. Anche nelle programmazioni precedenti queste misure hanno avuto un picco fisiologico di pagamenti nel terzo-quarto anno. Inoltre, il PSR Piemonte è stato approvato in ritardo rispetto alla maggior parte delle altre Regioni, a causa della fine anticipata della legislatura in un momento cruciale della stesura del Programma, che si riflette a cascata sull’attuazione».

E’ possibile che si debbano restituire dei fondi all’Europa?

«A tutt’oggi sono state attivate oltre la metà delle risorse disponibili attraverso l’emanazione di bandi per la maggior parte delle misure, e occorre garantire il sostegno del PSR anche per gli anni futuri. In ogni caso, lo stato di attuazione è oggetto di costante monitoraggio e ad oggi non vi sono elementi tali da far temere l’eventualità della restituzione di fondi».

Resta il fatto che qualcosa non deve aver funzionato nella griglia di valutazione del nuovo Psr, se viene lamentata l’esclusione, in alcuni casi, della metà delle domande presentate…

«Non è un problema di griglia, ma di risorse disponibili. Lo sviluppo rurale, a differenza degli aiuti previsti dal I Pilastro della PAC, che sono dovuti a tutti gli aventi diritto, prevede che il sostegno venga concesso agli interventi che rispondono meglio alle priorità e agli obiettivi dell’Unione europea (innovazione, ambiente e clima). A parte la misura 13 (pagamento compensativo per le zone montane), il regolamento 1305/2013 stabilisce che tutte le misure prevedano una selezione degli interventi sulla base di criteri definiti, per garantire un migliore utilizzo delle risorse finanziarie. Pertanto, pur essendo l’attuale dotazione finanziaria complessiva del PSR superiore di circa 100 milioni di euro rispetto a quella della precedente programmazione, non risulta comunque possibile finanziare tutte le domande ammissibili. Occorre notare che finora la percentuale di domande soddisfatte su quelle presentate è superiore rispetto al vecchio Psr».

Cosa dicono i numeri?

«Per le misure a investimento: le risorse disponibili per il bando 2015, già integrate in considerazione dell’elevato numero di richieste (misura investimenti: da 50 milioni di euro, integrata fino a 64 milioni; misura investimenti per i giovani: da 30 milioni di euro, integrata a 41,5; insediamento giovani: da 30 milioni di euro, integrata a 37,5), sono sufficienti a finanziare rispettivamente 1008 domande contro 2039 domande presentate (investimenti); 623 domande contro 1206 domande presentate (investimenti per giovani); 883 domande contro 1244 domande presentate (insediamento giovani).
Non sono ipotizzabili integrazioni ulteriori, che andrebbero a scapito dei bandi degli anni futuri».

In generale, è stato detto che questo Psr finisce col finanziare le aziende che non sono in grado di investire, e di tenere fuori quelle che invece potrebbe farlo. E’ così?

«Non è vero. Le Operazioni 4.1.1, 4.1.2 e 6.1.1 (investimenti e insediamento giovani) privilegiano le aziende della fascia intermedia (dimensioni economiche, calcolate in Produzione Standard, tra 15.000 e 100.000 euro), che hanno la propensione ad investire ma per le quali l’accesso ai contributi pubblici è determinante per la possibilità di investire.
E comunque non escludono le aziende di grandi dimensioni».

I giovani che hanno presentato domanda di insediamento nel 2016, ma sono indietro in graduatoria, possono ripresentare la domanda, lasciando in piedi la precedente e ritirando la nuova nel caso la vecchia fosse finalmente accolta?

«A questo proposito è stato acquisito il parere legale del Settore Attività Legislativa e Consulenza Giuridica. La presentazione di una nuova domanda può avvenire solo previa rinuncia alla precedente. Le domande che hanno bassi punteggi di priorità sul bando 2016 non hanno comunque prospettive di essere finanziate. Non sono infatti ipotizzabili per questo bando integrazioni ulteriori di risorse, che andrebbero a scapito dei bandi degli anni futuri».

Non crede che i giovani che hanno aperto la partita Iva agricola nel 2016 per partecipare al bando dell’anno scorso e sono rimasti esclusi, subirebbero una grave ingiustizia nel caso in cui non potessero partecipare al nuovo bando, se questo uscisse dopo la fatidica scadenza dei dodici mesi dall’apertura della partita Iva?

«Proprio per venire incontro a questa esigenza, il prossimo bando è calendarizzato per il mese di febbraio 2017, con un notevole anticipo rispetto alla scadenza dei 12 mesi dalla data di apertura del bando 2016 che era stato adottato il 5 aprile 2016. I giovani che si sono insediati ancora prima della adozione del bando 2016 evidentemente avrebbero iniziato la propria attività agricola in ogni caso, prescindendo dalla possibilità di avere un premio di insediamento».

Nel nuovo bando di insediamento giovani, si terrà conto delle migliorie aziendali realizzate (e non finanziate) in funzione del bando del 2016, oppure si ripartirà da zero, penalizzando di fatto chi ha già compiuto investimenti che non può più rifare?

«Occorre distinguere: gli investimenti e le spese legati al premio di insediamento giovani possono essere considerati validi per la nuova domanda se effettuati dopo l’apertura della partita IVA.
Invece, per l’eventuale operazione investimenti collegata, non possono essere inseriti nella domanda nuova investimenti già realizzati e spese già effettuate, anche se posteriori alla domanda presentata, come chiarito anche dal parere legale del Settore Attività Legislativa e Consulenza Giuridica. Comunque, il bando della Operazione 4.1.2 del 22 dicembre 2015 chiariva esplicitamente che ogni investimento o spesa fatto prima del provvedimento individuale di concessione del sostegno era a rischio e pericolo del richiedente».

Quali criteri di assegnazione rivedrebbe oggi, potendo, alla luce dei problemi di applicazione riscontrati?

«Nel Comitato di Sorveglianza del 28 ottobre 2016 (l’incontro periodico con la Commissione europea e le parti sociali) sono stati rivisti i punteggi dei criteri di selezione delle operazioni investimenti, riducendo (da 7 a 4 punti massimi) l’incidenza del criterio relativo all’appartenenza ai comparti produttivi più importanti. In questo modo verrà facilitato sui prossimi bandi l’accesso al contributo per le aziende appartenenti a quei settori (ad esempio, floricolo, apistico…) che hanno avuto meno possibilità di accesso sul primo bando».

Osvaldo Bellino

(Nella foto: Giorgio Ferrero)